martedì 17 marzo 2020

La seconda venuta del Signore


Dopo l'Ascensione, la venuta di Cristo nella gloria è imminente (Ap 22,20) anche se non spetta a noi "conoscere i tempi e i momenti che il Padre ha riservato alla sua scelta" (At 1,7; Mr 13,32). Questa venuta escatologica può compiersi in qualsiasi momento (Mt 24,44; 1Ts 5,2) anche se essa e la prova finale che la precederà sono "impedite" (2Ts 2,3-12).

La venuta del Messia glorioso è sospesa in ogni momento della storia (Rom 11,31) al riconoscimento di lui da parte di "tutto Israele" (Rom 11,26; Mt 23,39) a causa dell'"indurimento di una parte" (Rom 11,25) nell'incredulità (Rom 11,20) verso Gesù. L'apostolo Pietro dice agli Ebrei di Gerusalemme dopo la Pentecoste: "Pentitevi dunque e cambiate vita, perché siano cancellati i vostri peccati e così possano giungere i tempi della consolazione da parte del Signore ed egli mandi quello che vi aveva destinato come Messia, cioè Gesù. Egli deve essere accolto in cielo fino ai tempi della restaurazione di tutte le cose, come ha detto Dio fin dall'antichità, per bocca dei suoi santi profeti" (At 3,19-21).

E l'apostolo Paolo gli fa eco: "Se infatti il loro rifiuto ha segnato la riconciliazione del mondo, quale potrà mai essere la loro riammissione se non una risurrezione dai morti?" (Rom 11,15). "La partecipazione totale" degli Ebrei (Rom 11,12) alla salvezza messianica a seguito della partecipazione totale dei pagani (Rom 11,25; Lc 21,24) permetterà al Popolo di Dio di arrivare "alla piena maturità di Cristo" (Ef 4,13) nella quale "Dio sarà tutto in tutti" (1Cor 15,28).

Una obiezione che viene spesso posta è la seguente: "Che senso ha parlare della venuta del Signore, visto che essa è predicata da 2000 anni ed il Signore non è ancora tornato?" La risposta biblica è: "Anche se molti segni fanno pensare che la venuta del Signore è vicina e potrebbe avvenire durante la nostra vita terrena, prima o poi ognuno di noi morirà fisicamente. Quando questo avverrà ci troveremo immediatamente alla sua presenza nel giorno del giudizio. Pertanto anche se la venuta del Signore dovesse tardare, verrà comunque per noi al momento della morte fisica che potrebbe avvenire in qualunque momento, pertanto dobbiamo essere comunque pronti e non esistono né scuse né giustificazioni per non cercare il Signore con perseveranza sin da subito".

Prima della venuta di Cristo, la chiesa deve passare attraverso una prova finale che scuoterà la fede di molti credenti (Lc 18,8; Mt 24,12). La persecuzione che accompagna il suo pellegrinaggio sulla terra (Lc 21,12; Gv 15,19-20) svelerà il "mistero di iniquità" sotto la forma di una impostura religiosa che offre agli uomini una soluzione apparente ai loro problemi, al prezzo dell'apostasia dalla verità. La massima impostura religiosa è quella dell'anticristo, cioè di uno pseudo-messianismo in cui l'uomo glorifica se stesso al posto di Dio e del suo Messia venuto nella carne (2Ts 2,4-12; 1Ts 5,2-3; 2Gv 1,7; 1Gv 2,18; 1Gv 2,22).

Questa impostura anti-cristica si delinea già nel mondo ogni qualvolta si pretende di realizzare nella storia la speranza messianica che non può esser portata a compimento che al di là di essa, attraverso il giudizio escatologico; anche sotto la sua forma mitigata, i credenti hanno rigettato questa falsificazione del regno futuro sotto il nome di "millenarismo", soprattutto sotto la forma politica di un messianismo secolarizzato "intrinsecamente perverso" (Ap 19,1-9)

La chiesa non entrerà nella gloria del regno che attraverso quest'ultima prova, nella quale seguirà il suo Signore nella sua morte e risurrezione (Ap 13,8). Il regno non si compirà dunque attraverso un trionfo storico della chiesa (Ap 20,7-10) secondo un progresso ascendente, ma attraverso una vittoria di Dio sullo scatenarsi ultimo del male (Ap 21,2-4) che farà discendere dal cielo la sua Sposa (Ap 20,12). Il trionfo di Dio sulla rivolta del male prenderà la forma dell'ultimo giudizio (2Pt 3,12-13) dopo l'ultimo sommovimento cosmico di questo mondo che passa (Dan 7,10; Gl 3-4; Mal 3,19).

In linea con i profeti (Mt 3,7-12) e Giovanni Battista (Mr 12,38-40) Gesù ha annunziato nella sua predicazione il Giudizio dell'ultimo Giorno. Allora saranno messi in luce la condotta di ciascuno (Lc 12,1-3; Gv 3,20-21; Rm 2,16; 678 1Cor 4,5) e il segreto dei cuori (Mt 11,20-24; Mt 12,41-42). Allora verrà condannata l'incredulità colpevole che non ha tenuto in alcun conto la Grazia offerta da Dio. L'atteggiamento verso il prossimo rivelerà l'accoglienza o il rifiuto della grazia e dell'amore divino (Mt 5,22; Mt 7,1-5). Gesù dirà nell'ultimo giorno: "Ogni volta che avete fatto queste cose ad uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l'avete fatto a me" (Mt 25,40).

Cristo è Signore della vita eterna. Il pieno diritto di giudicare definitivamente le opere e i cuori degli uomini appartiene a lui in quanto Redentore del mondo. Egli ha "acquisito" questo diritto con la sua croce. Anche il Padre "ha rimesso ogni giudizio al Figlio" (Gv 5,22; Gv 5,27; Mt 25,31; At 10,42; At 17,31; 2Tim 4,1). Ora, il Figlio non è venuto per giudicare, ma per salvare (Gv 3,17) e per donare la vita che è in lui (Gv 5,26). E' per il rifiuto della grazia nella vita presente che ognuno si giudica già da se stesso, (Gv 3,18; Gv 12,48) se credente riceverà secondo le sue opere (1Cor 3,12-15) e può anche condannarsi per l'eternità rifiutando lo Spirito d'amore (Mt 12,32; Eb 6,4-6; Eb 10,26-31).

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