lunedì 13 novembre 2017

Il dono di insegnare è sempre parte del Ministero



Secondo alcuni il dono di insegnamento non fa sempre parte del dono di pastorato e conduzione di un corpo locale di credenti, ma può essere disgiunto da esso. Lo affermano basandosi su questi versetti:


"Per la grazia che mi è stata concessa, dico quindi a ciascuno di voi che non abbia di sé un concetto più alto di quello che deve avere, ma abbia di sé un concetto sobrio, secondo la misura di fede che Dio ha assegnata a ciascuno. Poiché, come in un solo corpo abbiamo molte membra e tutte le membra non hanno una medesima funzione, così noi, che siamo molti, siamo un solo corpo in Cristo, e, individualmente, siamo membra l'uno dell'altro. Avendo pertanto doni differenti secondo la grazia che ci è stata concessa, se abbiamo dono di profezia, profetizziamo conformemente alla fede; se di ministero, attendiamo al ministero; se d'insegnamento, all'insegnare; se di esortazione, all'esortare; chi dà, dia con semplicità; chi presiede, lo faccia con diligenza; chi fa opere di misericordia, le faccia con gioia" (Romani 12:3-7)

Secondo costoro, dato che Paolo fa una distinzione tra il ministero e l'insegnamento, sarebbe possibile avere il dono di insegnare senza essere chiamati al ministero cristiano.


Bisogna chiarire che cosa intendiamo per insegnamento, si tratta di un dono speciale di trasmettere la dottrina biblica con grande chiarezza e precisione in modo continuativo e non occasionale, che è una cosa totalmente diversa dal mandato di evangelizzare che hanno tutti i credenti o dalla condivisione occasionale di un insegnamento biblico. C'è un livello di insegnamento basilare che tutti i credenti possono esercitare (1Corinzi 14:26) ed un livello di insegnamento avanzato che ha solo chi è conduttore (1Timoteo 4:16). A questo riguardo è necessario fare alcune osservazioni:

1. Dobbiamo ricordare che i doni di ministero sono cinque e che tra essi c'è anche il ministero di insegnante: "È lui che ha dato alcuni come apostoli, altri come profeti, altri come evangelisti, altri come pastori e dottori, per il perfezionamento dei santi in vista dell'opera del ministero e dell'edificazione del corpo di Cristo" (Efesini 4:11-12). Pertanto ammesso e non concesso che si tratti di doni distinti, resta il fatto che l'insegnante è uno dei cinque doni del ministero cristiano che prevede la conduzione delle anime.

2. Il dono di insegnare è la capacità elargita sovranamente da Dio di spiegare la Scrittura e di applicarla alla vita delle persone. Questo dono a differenza di altri, è collegato in modo indissolubile all'autorità spirituale di conduzione, per diversi motivi. Dobbiamo considerare che l'atto stesso di insegnare pone chi insegna nella condizione di trasmettere una conoscenza che si presuppone che lui possieda e che chi ascolta non possiede, questo è collegato in modo intrinseco alla autorità dato che chi riceve l'insegnamento, se lo riceve, deve necessariamente lasciarsi guidare a livello spirituale da chi insegna. Questo dono essendo collegato all'autorità, è precluso alla donna che secondo la Parola non può esercitare autorità spirituale all'interno della chiesa "La donna impari in silenzio con ogni sottomissione. Poiché non permetto alla donna d'insegnare, né di usare autorità sull'uomo, ma stia in silenzio" (1Timoteo 2:11-12). Se invece il dono di insegnare fosse disgiunto dalla autorità spirituale, potrebbe essere praticato anche dalla donna. Ad esempio il dono di profezia che è inferiore al dono di insegnamento e non prevede l'esercizio dell'autorità spirituale può essere esercitato anche dalla donna "Egli aveva quattro figlie non sposate, le quali profetizzavano" (Atti 21:9) "Ogni donna che prega o profetizza" (1Corinzi 11:5).

3. Il dono di insegnare fa parte dei requisiti richiesti al conduttore della chiesa locale (denominato anche pastore, vescovo, anziano) e questo ci conferma la sua connessione inestricabile con l'esercizio dell'autorità spirituale: "Se uno aspira all'incarico di vescovo, desidera un'attività lodevole. Bisogna dunque che il vescovo sia irreprensibile, marito di una sola moglie, sobrio, prudente, dignitoso, ospitale, capace di insegnare non dedito al vino né violento, ma sia mite, non litigioso, non attaccato al denaro, che governi bene la propria famiglia e tenga i figli sottomessi e pienamente rispettosi (perché se uno non sa governare la propria famiglia, come potrà aver cura della chiesa di Dio?), che non sia convertito di recente, affinché non diventi presuntuoso e cada nella condanna inflitta al diavolo. Bisogna inoltre che abbia una buona testimonianza da quelli di fuori, perché non cada in discredito e nel laccio del diavolo" (1Timoteo 3:1-7) mentre la capacità di insegnare non è richiesta ai diaconi "Allo stesso modo i diaconi devono essere dignitosi, non doppi nel parlare, non propensi a troppo vino, non avidi di illeciti guadagni; uomini che custodiscano il mistero della fede in una coscienza pura. Anche questi siano prima provati; poi svolgano il loro servizio se sono irreprensibili. Allo stesso modo siano le donne dignitose, non maldicenti, sobrie, fedeli in ogni cosa. I diaconi siano mariti di una sola moglie, e governino bene i loro figli e le loro famiglie. Perché quelli che hanno svolto bene il compito di diaconi si acquistano un grado onorabile e una grande franchezza nella fede che è in Cristo Gesù" (1Timoteo 3:8-12) dato che non sono chiamati ad esercitare autorità. Per questo la diaconia non è riservata agli uomini ma può essere esercitata anche dalle donne "Vi raccomando Febe, nostra sorella, che è diaconessa della chiesa di Cencrea" (Romani 16:1) "Salutate Trifena e Trifosa, che si affaticano nel Signore. Salutate la cara Perside che si è affaticata molto nel Signore" (Romani 16:12).

4. In tutti i casi nella Scrittura in cui qualcuno esercita in modo continuo l'insegnamento della Parola di Dio, si tratta di una persona che è stata dotata non soltanto della capacità di insegnare continuativamente, ma anche di autorità spirituale e di conduzione.
"Gesù andava attorno per tutta la Galilea, insegnando nelle loro sinagoghe" (Matteo 4:23) L'insegnamento di Gesù era parte integrante del suo ministero.
"E invano mi rendono un culto, insegnando dottrine che sono comandamenti di uomini" (Matteo 15:9) I farisei erano dei conduttori apostati colpevoli di portare falsi insegnamenti al popolo di Dio, ma erano comunque dei conduttori.
"Andate dunque, e fate discepoli di tutti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro di osservare tutte le cose che io vi ho comandato" (Matteo 28:19) L'insegnamento è intrinsecamente collegato al ministero di conduzione della chiesa.
"Se costui non fosse da Dio, non avrebbe potuto fare nulla. Essi risposero e gli dissero: Tu sei nato completamente nei peccati e vuoi insegnare a noi?" (Giovanni 9:33-34) La reazione dei farisei al cieco guarito è dovuta alla loro comprensione del collegamento tra l'insegnare e l'esercizio dell'autorità.
"Essi erano perseveranti nel seguire l'insegnamento degli apostoli, nella comunione, nel rompere il pane e nelle preghiere" (Atti 4:42) "Paolo rimase due anni interi nella casa che aveva presa in affitto e accoglieva tutti coloro che venivano da lui, predicando il regno di Dio e insegnando le cose riguardanti il Signore Gesù Cristo con tutta franchezza senza alcun impedimento" (Atti 28:30-31) Seguire l'insegnamento degli apostoli significava sottomettersi alla autorità degli apostoli.
"Or alcuni, discesi dalla Giudea, insegnavano ai fratelli, dicendo: «Se non siete circoncisi secondo il rito di Mosè, non potete essere salvati" (Atti 15:1) "Vi sono infatti, specialmente fra coloro che provengono dalla circoncisione, molti insubordinati, ciarloni e seduttori, ai quali bisogna turare la bocca; questi sovvertono famiglie intere, insegnando cose che non dovrebbero, per amore di disonesto guadagno" (Tito 1:10-11) Seguire l'insegnamento di falsi pastori significava sottomettersi alla loro autorità. E così via, gli esempi che potrebbero essere fatti a riguardo, sono centinaia.

5. Non esiste neppure un caso nella Scrittura di qualcuno che esercita l'insegnamento della Parola di Dio in modo continuativo senza al tempo stesso avere anche autorità spirituale.

6. Infine per concludere lo studio biblico sul tema, rileggendo il brano iniziale di Romani 12 troviamo una interessante conferma a quanto abbiamo visto sinora: "Se di ministero, attendiamo al ministero; se d'insegnamento, all'insegnare; se di esortazione, all'esortare; chi dà, dia con semplicità; chi presiede, lo faccia con diligenza; chi fa opere di misericordia, le faccia con gioia" (Romani 12:6-7). Osserviamo che anche il dono di presiedere la riunione è distinto dal dono di ministero, esattamente come avviene in questo brano per il dono di insegnamento. Il dono di presiedere è parte del ministero, perché sono sempre i ministri di culto che presiedono la riunione di adorazione, preghiera, edificazione spirituale. Dato che in questo brano il dono di presiedere è distinto dal dono di ministero, anche se fa parte del ministero presiedere, è più che legittimo considerare anche il dono di insegnare parte del ministero, alla luce della evidenza biblica vista nei punti precedenti. Vediamo ora le obiezioni ricorrenti.


Obiezione 1

Dato che in 1Corinzi 14:26 viene detto che ogni membro della chiesa può occasionalmente portare un insegnamento questo significa che è possibile portare insegnamenti anche senza essere pastori.

Risposta
Questo è vero, ma nel caso di 1Corinzi 14:26 non si tratta della pratica ministeriale di insegnare la Parola di Dio in modo continuativo ed approfondito, ma di una condivisione occasionale che può essere fatta da chiunque, donne incluse. Allo stesso modo chiunque può profetizzare occasionalmente, ma si tratta di un dono diverso dal ministero pubblico e continuativo di profeta.

Obiezione 2
Se è così, allora significa che chiunque ha il dono di insegnare deve essere immediatamente considerato un pastore?

Risposta
No. La capacità di insegnare è soltanto uno dei requisiti necessari al ministero del conduttore ma non è l'unico, sono anche necessari requisiti di tipo caratteriale come quelli che leggiamo in 1Timoteo 3:1-7 e Tito 1:7-9. Se qualcuno ha il dono di insegnare ma non possiede ancora i requisiti richiesti al pastorato, non deve essere "affondato" con inutili critiche distruttive o scoraggiato, ma deve essere incoraggiato a crescere nella santificazione affinché arrivi a possederli tutti al più presto. Nella Parola di Dio sono molteplici i casi in cui la chiamata a servire Dio pubblicamente arriva parecchio tempo dopo che Dio ha rivelato alla persona il suo incarico, pensiamo ad esempio che Eliseo è stato per ben undici anni in formazione al fianco di Elia, pur essendo già un profeta. C'è poi un problema molto pratico: se fosse possibile avere la capacità di insegnare a livello avanzato ma non essere chiamati come ministri, questo dono non potrebbe quasi mai essere utilizzato, dato che non si sarebbe nella condizione di autorità spirituale necessaria ad esercitarlo. Dato che Dio è Dio di ordine, questo creerebbe una situazione di disordine ed è impossibile che tale situazione sia causata dallo Spirito di Dio.

In conclusione, chi sa insegnare la Parola di Dio è sicuramente chiamato come conduttore di anime, in tutti i casi e senza nessuna eccezione.

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