sabato 12 maggio 2018

A cosa serve una Confessione di fede?

Oggi pochi cristiani evangelici danno importanza alle confessioni di fede.


Alcune chiese hanno fatto lo sforzo di redigere un documento per definire in che cosa credono e cosa insegnano. Altre appartengono ad una denominazione o organizzazione che possiede un tale documento. Molte altre chiese non hanno mai sentito il bisogno di definire esplicitamente in cosa credono, eccetto qualche brevissimo riferimento alla Bibbia o alla salvezza per grazie tramite Gesù Cristo. Anche nelle chiese che hanno una confessione di fede, tale confessione viene raramente citata o presa in considerazione dai membri. Ancora più rare sono le chiese che hanno una confessione di fede detta “storica”, ovvero una confessione di fede redatta dai cristiani dei secoli scorsi a seguito della riforma protestante.

Eppure la chiesa ha sempre dato molta importanza ai credi ed alle confessioni di fede nella sua storia. Basta pensare ai consigli della chiesa primitiva (ad esempio Nicea o Calcedonia) che hanno redatto documenti molto precisi per contrastare gli insegnamenti eretici dell’epoca. Hanno scritto questi credi non per divertirsi ma perché si rendevano conto che molti usavano la Bibbia per insegnare dottrine contrarie all’insegnamento biblico. Era quindi necessario definire quale fosse l’insegnamento esatto della Bibbia su alcuni punti essentiali.

Io sono benedetto di appartenere ad una chiesa che ha adottato una confessione di fede storica: la confessione di fede Battista di Londra del 1689. Questa confessione di fede definisce in termini precisi e profondi cosa credono le chiese battiste hanno fatto proprie sia l’eredita della riforma protestante (in particolare l’insegnamento delle chiese riformate nella tradizione ginevrina di Farel e Calvino) sia il concetto di chiesa confessante del movimento battista inglese del Seicento. Vedo almeno cinque motivi che rendono necessari l’uso di una confessione di fede per una chiesa locale o, meglio ancora, per un gruppo di chiese.

1. Una confessione di fede è indispensabile per definire come capiamo la Bibbia.
Contrariamente a quello che credono molti cristiani evangelici oggi, quello che unisce i membri di una chiesa locale non è la Bibbia ma la loro comprensione della Bibbia. Varie persone capiscono la Bibbia in modi diversi. La Chiesa Cattolica interpreta la Bibbia in un certo modo. I Testimoni di Geova credono sinceramente che la Bibbia sia la Parola di Dio eppure, a mio avviso, la interpretano in modo così errato da essere del tutto al di fuori del Cristianesimo.

Anche nel mondo evangelico esistono diverse interpretazioni. Ad esempio, non frequento una chiesa ADI perché non sono d’accordo con la loro interpretazione della Bibbia per alcune dottrine. Pertanto, quello che unisce i membri di una chiesa evangelica non è la Bibbia ma il modo in cui essi capiscono la Bibbia e questa interpretazione deve per forza essere definita usando parole extra-bibliche. Ovvero, non si può solo citare la Bibbia, bisogna anche spiegare, con parole nostre come comprendiamo ciò che la Bibbia dice.

2. Una confessione di fede storica ci rende consapevole della storia e ci rende umili.
Purtroppo, i cristiani evangelici oggi non non si curano molto della storia della chiesa e hanno poco rispetto per le tradizioni della chiesa. In generale, non si preoccupano di sapere come i cristiani del pasato hanno interpretato la Bibbia oppure danno per scontato che la loro interpretazione fosse errata o che, per un qualche motivo, la nostra interpretazione oggi sia necessariamente migliore. Eppure, quando i riformatori del Cinquecento hanno proclamato la dottrina della “Sola Scrittura” non intendevano certo rigettare tutto l’insegnamento tradizionale della chiesa. È sorprendente, ad esempio, quante volte Calvino cita i padri della Chiesa (in particolare Sant’Agostino).

La dottrina della “Sola Scrittura” significa che la Scrittura è l’autorità suprema e che le tradizioni dovono essere sottomesse alla sua autorità. Purtroppo, per molti cristiani evangelici oggi, “Sola Scrittura” significa “Solo Io e la mia Bibbia”. Ma è ragionevole pensare che lo Spirito Santo abbia dato solo a me il discernimento necessario per capire un certo brano o una certa dottrina che nessuno ha mai capito prima di me ? Alcune volte le chiese evangeliche di oggi insegnano cose che la chiesa non ha mai insegnato per 1900 anni !

Invece, lo studio della storia della chiesa e la lettura di una confessione di fede storica ci rende umili perché ci mostra come tanti cristiani prima di noi hanno riflettuto sulla Bibbia, hanno visto delle cose che non abbiamo ancora viste e hanno spesso raggiunto una comprensione più profonda di noi riguardo di certe dottrine. Anche i loro errori ci ricordano che anche noi con tutta probabilità sbagliamo qualcosa nella nostra comprensione della Bibbia !

3. Una confessione di fede è un segno di onestà intellettuale.
Quando i cristiani e le chiese evangeliche dicono di non avere una confessione di fede, quello che intendono veramente dire è che non hanno una confessione di fede esplicita.

In realtà tutti hanno idee ben precise su molte dottrine. Una chiesa di questo tipo, da una parte dice di non avere bisogno di una confessione di fede ma dall’altra rigetta chiunque metta in discussione una certa dottrina da essa ritenuta importante. Ciò dimostra che in realtà c’è, almeno su questo punto una confessione di fede implicita. Invece, avere una confessione di fede scritta è un segno di onestà intellettuale per due motivi.

Primo, una chiesa ha il diritto di chiedere a chiunque vuole diventare membro di chiarire come la persona capisce la Bibbia. Così come qualsiasi persona che desidera diventare membro di una chiesa ha il diritto di sapere come questa interpreta la Parola e cosa crede esattamente. Non mi sembra che sia giusto richiedere il consenso ad una confessione di fede dettagliata per accettare qualcuno come membro della chiesa ma il futuro membro deve comunque capire (e rispettare) cosa la chiesa crede.

È giusto poi esigere dagli anziani e da qualsiasi persona che svolge un ruolo di insegnamento o di autorità nella chiesa che essi sottoscrivano formalmente la confessione di fede dealla chiesa. Una confessione di fede scritta permette quindi a chiunque di riflettere e, caso mai, di essere anche in disaccordo con l’insegnamento della chiesa.

4. Una confessione di fede unisce i cristiani e protegge la verità.
Come dicevo all’inizio, una delle lezioni della storia della chiesa è che gli insegnanti di false dottrine hanno sempre cercato di utilizzare la Bibbia per diffondere le loro idee. Pensiamo ad esempio a tutte le persone che hanno negato la Trinità o la divinità di Cristo basandosi su certi versetti biblici (“Il Padre è maggiore di me” oppure “Egli è il primogenito della creazione” etc.). Una confessione di fede redatta con cura protegge la verità perché impedisce di manipolare la Bibbia in tal senso.

5. Una confessione di fede permette di riassumere la sostanza del messaggio biblico.
Va di moda oggi nel mondo evangelico opporre l’esegesi biblica (cioè l’interpretazione di un brano specifico) alla teologia sistematica. Sentiamo alcuni dire “A me non piacciono i sistemi teologici o le sovvrastrutture teologiche, io voglio fare esegesi e basta; voglio attenermi a quello che ogni brano dice.”

Ma tale attitudine è ingenua ed illusoria.

Inanzitutto, nessuno si limita all’esegesi e tutti hanno una visione d’insieme della Bibbia e un sistema dottrinale in testa. Poi, sebbene ci sia evidentemente un progresso nella rivelazione di cui dobbiamo tener conto, la Bibbia contiene un sistema di dottrine. È legittimo chiedersi “Cosa insegna la Bibbia su tale tema”.

Un esempio palese è la dottrina della Trinità. Nessun versetto biblico dimostra tale dottrina. Essa deriva da uno studio attento della bibbia nel suo insieme. Una sana esegesi è chiaramente essenziale ma non può essere una fine a sè stessa. L’esegesi rappresenta le fondamenta sul cui costruiamo l’edificio della teologia sistematica. Tutti i grandi teologi sistematici del passato sono anche stati dei grandi esegeti. Se pensiamo ad esempio quanti sermoni e quanti commentari uomini come Agostino o Calvino hanno prodotto, ci rendiamo conto che non siamo i primi a fare esegesi.

Una confessione di fede fatta bene, cioè scritta con precisione, è un’ottima risorsa per sintetizzare la nostra visione d’insieme della Bibbia e riassumere in modo pratico le grandi dottrine della Parola di Dio. Costituisce quindi un ottimo mezzo didattico per il cristiano e per lo studio della Bibbia nell’ambito della chiesa. (Fonte)

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