martedì 13 agosto 2019

Se lo rinneghiamo, egli pure ci rinnegherà? anche se siamo infedeli egli rimane fedele!



Secondo alcuni, questo versetto: "Se lo rinneghiamo, egli pure ci rinnegherà" (2Timoteo 2:12) significa che se il credente rinnega Cristo, commette il "peccato a morte" e perde la salvezza. Ma è vero? Significano questo le parole di Paolo? Anche qui, per capire come interpretare la Parola, dobbiamo guardare come si sviluppa nel pratico. Nel nuovo testamento, troviamo due esempi molto chiari di persone che hanno rinnegato Gesù: Pietro e Giuda.

Giuda Iscariota non era nato di nuovo ed il suo rinnegamento è stato definitivo, portandolo a perdizione "Essi fanno professione di conoscere Dio, ma lo rinnegano con le opere, essendo abominevoli, disubbidienti e incapaci di ogni opera buona" (Tito 1:16).


Il rinnegamento di Pietro invece, è stato temporaneo ed è stato riabilitato dal Signore. La differenza in queste due persone non era il comportamento morale, ma la posizione a livello spirituale. Pietro era seduto nei luoghi celesti in Cristo Gesù, Giuda no. Pietro era stato salvato ed aveva creduto efficacemente, Giuda no. I figli di Dio genuinamente salvati non possono perdere la salvezza, ma possono perdere le benedizioni terrene. Per esempio Saul era anche stato genuinamente salvato, è stato "rinnegato" da Dio come re di Israele.

Se interpretiamo in modo legalistico 2Timoteo 2:12 applicandolo a Pietro, ne dobbiamo dedurre che non si è salvato! Ti rendi conto di quanto ti ingannano queste persone?

Una cosa tipica dei falsi dottori è proprio quella di prendere un versetto fuori dal contesto, per farne un pretesto per insegnare una falsa dottrina. Nulla nella Scrittura è casuale e lo Spirito ben sapendo a quale distorsione può portare una lettura distorta del passo biblico, ha fornito subito la correzione del possibile errore. Leggiamo la frase successiva:

"Se siamo infedeli, egli rimane fedele, perché non può rinnegare se stesso" (2Timoteo 2:13)

Anche se chi è nato di nuovo è infedele a Dio, è Dio che resta fedele alla sua promessa di salvarlo; che ha fatto quando lo ha rigenerato.

Se Dio non salvasse chi ha rigenerato, rinnegherebbe sé stesso e questo non potrebbe mai avvenire!

Ogni credente nato di nuovo ha ricevuto lo Spirito Santo che è sigillo della salvezza sicura e caparra della piena salvezza che gli sarà donata al ritorno di Cristo.

"Ci ha anche sigillati e ci ha dato la caparra dello Spirito nei nostri cuori" (2Corinzi 1:22).

Pertanto le parole "Se lo rinneghiamo, egli pure ci rinnegherà" (2Timoteo 2:12) hanno due letture a seconda della situazione spirituale in cui siamo:

1. Perdita della possibilità di essere salvati per i "credenti" che come Giuda non sono ancora nati di nuovo. Il peccato "a morte", noto anche come "bestemmia contro lo Spirito Santo" non è altro che rifiutarsi di nascere di nuovo mediante la fede.

2. Perdita di benedizioni terrene per i credenti veramente diventati figli di Dio.

Anche Mosè ed Aaronne a causa della loro disubbidienza, sono stati "rinnegati" dall'entrare nella terra promessa, tuttavia la loro vita eterna non è stata minimamente scalfita.

Stessa cosa per Saul, a causa della sua disubbidienza (ribellione, tentato omicidio, spiritismo, suicidio) che non sono stati peccati piccoli, è stato "rinnegato" come re di Israele ma la sua vita eterna non è stata intaccata. Il profeta Samuele gli disse che dopo la morte sarebbe stato con lui tra i giusti (cfr. 1Samuele 28:19).

Non sempre Dio permette al peccato di portare un danno definitivo nella vita del credente ribelle, ad esempio Pietro nonostante abbia rinnegato il Signore e perso la legittimità al ministero è stato poi reintegrato (cfr. Giovanni 21:15-17)

Lo scopo di tutto questo discorso non è legittimare il peccato, ma esattamente al  contrario, incoraggiare l'ubbidienza. Sapere che anche se siamo infedeli, Dio resta fedele alla sua promessa di salvezza, ci incoraggia ad amarlo e servirlo.

Per questo la sicurezza della salvezza non è orgoglio, perché si basa totalmente su Dio e non su di noi. Senza, siamo ancora schiavi e la salvezza dipende sostanzialmente da noi, dai nostri sforzi, dal nostro impegno, ovvero stiamo seguendo un falso vangelo.

"Chi pensa di stare in piedi guardi di non cadere" (1Corinzi 10:12)

Chi crede di riuscire a collaborare a sufficienza con la Grazia, tanto da riuscire a fare abbastanza da potersi salvare, non solo cadrà, ma non è mai stato salvato.

"Sarà mantenuto saldo, perché Dio è capace di tenerlo in piedi" (Romani 14:4)

Chi ubbidisce a Dio, lo fa perché la sua ubbidienza gli è donata sovranamente, senza sforzi e meriti umani, neppure di collaborazione con la Grazia di Dio.

1 commento:

  1. Come riferisce l'Ap.Paolo: "Ma se è per grazia, non è più per opere; altrimenti, la grazia non è più grazia".(Romani 11:6)

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