venerdì 11 novembre 2016

Confutazione dell'eresia secondo la quale chi è nato di nuovo può perdere la salvezza




È vero che le anime convertite a Gesù Cristo non possono più perdere la salvezza?

Sì. Una persona rigenerata o nata a nuova vita per mezzo dell'opera salvifica di Cristo, non potrà mai scadere dalla grazia di Dio, essa appartiene al Figlio di Dio per sempre.

Quali sono i brani biblici che confermano quest'insegnamento?

Risposta: Ora li menzionerò uno alla volta commentandone il significato, incominciando proprio dal vangelo di Giovanni.

1. Giovanni 6:39: “Questa è la volontà di colui che mi ha mandato: che io non perda nessuno di quelli che egli mi ha dati, ma che li risusciti nell'ultimo giorno”.

2. Giovanni 10:27-29: “Le mie pecore ascoltano la mia voce e io le conosco ed esse mi seguono; e io do loro la vita eterna e non periranno mai e nessuno le rapirà dalla mia mano. Il Padre mio che me le ha date è più grande di tutti; e nessuno può rapirle dalla mano del Padre”.

Spiegazione: Le pecore del Signore ascoltano la sua voce e lo seguono sempre senza voltarsi a destra o a sinistra. Il Salvatore le da vita eterna. L’uomo però non potrebbe rigettare tale dono? No. Questo perché sicuramente il Signore si rammaricherebbe di avergli dato un regalo di così inestimabile valore. La scrittura invece afferma che Dio non si pente mai d’aver donato agli eletti la salvezza (Romani 11:29). Le pecore di Cristo “non periranno mai e non si perderanno mai. Nessuno le rapirà dalle mani di Gesù Cristo e del Padre”.

Qualcuno però potrebbe dire: “Se il cristiano decide di rigettare Cristo può in ogni modo perdersi”. Cosa dire a riguardo?

In Giovanni 10,28; e 6,39; è scritto: “Non periranno mai” e “che io non perda nessuno”. A chi dobbiamo credere; alla promessa del Figlio di Dio o al capriccio dell'uomo? È vero. Iddio non viola la libertà delle sue creature, ma è altrettanto vero che nessuno può distruggere i piani, le promesse e i progetti dell’Eterno, Daniele 4,35; Giovanni 6,39.

Infine, se il cristiano potrebbe perdere la salvezza allora il Signore avrebbe detto, cosa impossibile, una bugia quando ha affermato che i redenti non possono perire, infatti, in un qualsiasi momento della sua vita il credente potrebbe rigettare la salvezza e il cielo. In pratica il frutto dei tormenti di Gesù sarebbe nelle mani di una creatura imperfetta e instabile. Signore aiutaci!

La vera fede non perirà mai! Cristo prega continuamente per essa (Luca 22,31-32) egli la crea e la rende perfetta, (Ebrei 12:2).

Adesso passiamo a commentare tutti gli altri, iniziando proprio dal brano di:

3. Filippesi 1:6: “E ho questa fiducia: che colui che ha cominciato in voi un’opera buona, la condurrà a compimento fino al giorno di Cristo Gesù.”

Spiegazione: Sì, possiamo essere certi. Dio porterà a termine l’opera iniziata in ciascun discepolo di Gesù Cristo. A nulla vale dire: “l’Onnipotente porta a termine un’opera se l’uomo non la rigetta”. Infatti se ciò fosse vero noi non potremmo essere fiduciosi nella realizzazione del piano di Dio per il credente, perché quest'ultimo potrebbe interromperlo in qualsiasi momento rifiutando il cielo. Il verso della lettera ai Filippesi rileva invece che possiamo avere fede nel compimento dell'opera del Signore per l’uomo rigenerato.In Isaia 43,13 è scritto: Da che fu il giorno, io sono; nessuno può liberare dalla mia mano; io opererò; chi potrà impedire la mia opera? Si. Nessuno può ostacolare i disegni di Dio, qualunque essi siano.

4. Romani 8:31-39: “Che diremo dunque riguardo a queste cose? Se Dio è per noi chi sarà contro di noi? Colui che non ha risparmiato il proprio Figlio, ma lo ha dato per noi tutti, non ci donerà forse anche tutte le cose con lui? Chi accuserà gli eletti di Dio? Dio è colui che li giustifica. Chi li condannerà? Cristo Gesù è colui che è morto e, ancor più, è risuscitato, è alla destra di Dio e anche intercede per noi. Chi ci separerà dall’amore di Cristo? Sarà forse la tribolazione, l’angoscia, la persecuzione, la fame, la nudità, il pericolo, la spada? Com’è scritto: «Per amor di te siamo messi a morte tutto il giorno; siamo stati considerati come pecore da macello». Ma, in tutte queste cose, noi siamo più che vincitori, in virtù di colui che ci ha amati. Infatti sono persuaso che né morte, né vita, né angeli, né principati, né cose presenti, né cose future, né potenze, né altezza, né profondità, né alcun’altra creatura potranno separarci dall’amore di Dio che è in Cristo Gesù, nostro Signore”.

Spiegazione: niente potrà separarci dal Creatore. Dio può ogni cosa, egli è l’Onnipotente e il preservatore di tutto e di tutti. Questa è la meravigliosa certezza scritta da Paolo nella lettera ai cristiani di Roma. Nella nostra vita possono capitarci numerosi ostacoli. Il nemico delle nostre anime cerca nel continuo di far cadere in trasgressione gli eletti di Dio. Ma il Signore mediante questo passo della scrittura ed altri simili, infonde speranza nei riscattati dal sangue dell’Agnello rincuorandoli e rassicurandoli. Essi sono nelle sue mani e nessuno riuscirà a strapparli dal Salvatore. A lui solo sia la gloria in Cristo Gesù benedetto in eterno!

Eppure qualche persona dubbiosa potrebbe esporre un obiezione tipo questa: “L’uomo può, se lo vuole, separarsi dall'amore di Dio rigettando la salvezza.”

Ebbene, se tale obiezione sarebbe fondata quali conseguenze ci sarebbero?
1) Paolo, cosa impossibile, mentirebbe quando ha assicurato che “niente” può separarci dal Creatore.
2) Di conseguenza, la convinzione dell'apostolo crollerebbe. Sappiamo però di come ciò sia impossibile. No! “Cosa alcuna” può separarci dal Cristo.
E’ interessante notare che Saulo di Tarso nel cercare di farci comprendere che “cosa alcuna” può dividerci dal Signore, include pure la “vita” e le cose presenti e future con le sue imprevedibilità, incluse le nostre stupidaggini e imperfezioni.

5. Atti 13:48: “Gli stranieri, udendo queste cose, si rallegravano e glorificavano la Parola di Dio; e tutti quelli che erano ordinati a vita eterna, credettero”.

Spiegazione: la parola “ordinati a vita eterna”, nel contesto di questo studio indica come Iddio ha stabilito e decretato che quelle persone dovevano essere destinate al cielo, donando quindi loro la fede salvifica. Anche in questo caso non serve a nulla affermare: Dio non può destinarle a vita eterna, se loro lo rifiutano, perché se così fosse dovremmo concludere che l’uomo è in grado con la sua volontà debole e imperfetta di distruggere i progetti di Dio a suo riguardo. Davvero inconcepibile! Come si è detto precedentemente, i piani dell'Eterno hanno sempre la priorità e nessuno può opporsi ad essi.
Isaia 45,9: “Guai a colui che contesta il suo creatore, egli, rottame fra i rottami di vasi di terra! L’argilla dirà forse a colui che la forma: “Che fai?” L’opera tua potrà forse dire: “Egli non ha mani?“.
Isaia 46:10: “Io annunzio la fine sin dal principio, molto tempo prima dico le cose non ancora avvenute; io dico: Il mio piano sussisterà, e metterò a effetto tutta la mia volontà“;
Non pochi fratelli i quali purtroppo credono nella perdita della salvezza, si rendono conto di ciò, e cercano di risolvere il problema, spiegando:

Dio ha “ordinato” a vita eterna quei credenti, perché sapeva da tutta l’eternità che essi avrebbero perseverato fino alla fine. Come rispondere a tale obiezione?
Ebbene, in parte possiamo pure condividere tale interpretazione. Indubbiamente il Signore conosce da sempre la reazione giusta delle anime di servire Cristo
per i secoli dei secoli, ma questo perché è lui stesso a fare in modo che esse lo vogliano servire liberamente e spontaneamente producendo in loro il volere e l’agire, Filippesi 2,13. La stessa santificazione della chiesa è interamente frutto delle sue mani, 1Tessalonicesi 5,23. Oltretutto dobbiamo capire una volta e per tutte questo: “nessuno può opporsi a Dio!”, Daniele 4,35.

6. Romani 8:29: “…Perché quelli che ha preconosciuti, li ha pure predestinati a essere conformi all’immagine del Figlio suo, affinché egli sia il primogenito tra molti fratelli”.

7. Efesini 1:5.11: “…avendoci predestinati nel suo amore a essere adottati per mezzo di Gesù Cristo come suoi figli, secondo il disegno benevolo della sua volontà,.. In lui siamo anche stati fatti eredi, essendo stati predestinati secondo il proposito di colui che compie ogni cosa secondo la decisione della propria volontà”.

8. 1Tessalonicesi 5:9: “Dio infatti non ci ha destinati a ira, ma ad ottenere salvezza per mezzo del nostro Signore Gesù Cristo”.

9. 2Tessalonicesi 2:13-14: “Ma noi dobbiamo sempre ringraziare Dio per voi, fratelli amati dal Signore, perché Dio fin dal principio vi ha eletti a salvezza mediante la santificazione nello Spirito e la fede nella verità. A questo egli vi ha pure chiamati per mezzo del nostro vangelo, affinché otteniate la gloria del Signore nostro Gesù Cristo”.

Spiegazione: gli eletti sono stati predestinati ad essere conformi all’immagine di Gesù Cristo glorificato. La parola “predestinare”, letteralmente “destinare in precedenza o decisione eterna di Dio”, designa il decreto divino con il quale è stato stabilito dall’Onnipotente il destino eterno della sua creatura. Si. l’Eterno ha decretato infallibilmente che le anime da lui elette, andranno sicuramente in cielo a godere eternamente della sua presenza. Scartata a priori l’obiezione secondo la quale l’uomo si potrebbe opporre ai piani di Dio a suo riguardo, avendola già ampiamente confutata nel commento d’Atti 13,48; passiamo alla seconda riflessione del brano della lettera ai romani fatta sempre dai fautori della perdita della salvezza.

Essi, strumentalizzando la parola “preconosciuti”, dicono: Il Signore ha predestinato quelle anime in cielo, perché sapeva da tutta l’eternità che avrebbero perseverato nella salvezza fino alla fine. Cosa dire a riguardo?

Vi è un altro modo per rispondere alla seconda obiezione espressa anche durante la riflessione del passo d’Atti 13,48; ed è questa. Sarebbe completamente superfluo per Dio usare la propria preconoscenza per conoscere in precedenza coloro i quali sarebbero stati fedeli in perpetuo, quando e lui stesso a fare in modo che i credenti perseverino fino alla fine essendo completamente nelle sue mani, Filippesi 1.6; 2:13; 1Tessalonicesi 5:23. L’onniscienza dell'Eterno avrebbe senso se quei cristiani riuscirebbero da se stessi a decidere sinceramente di essere fedeli a lui senza un aiuto completo da parte divina ad esercitare tale santa scelta. Infatti il Signore in questo caso non potendo avere tutto sotto il suo pieno e diretto controllo, dovrebbe ricorrere appunto alla sua eterna "onnisapienza" per conoscere come andrebbero le cose, ossia se gli uomini farebbero o meno la decisione giusta di seguirlo in perpetuo come loro Salvatore, però ciò non è possibile. Gesù durante il suo ministero terreno disse che senza di lui, noi non possiamo fare nulla, Giovanni 15:5; non siamo nemmeno capaci di provare il desiderio sincero di sceglierlo come Salvatore e seguirlo perché lui stesso deve produrre in noi questo santo volere, com’è scritto nel capitolo secondo lettera ai Filippesi citato in precedenza. La parola “preconoscere” indica semplicemente come il Padre degli spiriti conosce da tutta l’eternità i credenti da lui scelti o amati in modo particolare per la ragione espressa in Luca 10:21; destinandoli irrevocabilmente alla glorificazione finale, 1Tessalonicesi 5:9.

10. 1Giovanni 2:19: “Sono usciti di mezzo a noi, ma non erano dei nostri; perché se fossero stati dei nostri, sarebbero rimasti con noi; ma ciò è avvenuto perché fosse manifesto che non tutti sono dei nostri“.

Spiegazione: Giovanni esprime chiaramente una verità molto importante. Tutti coloro i quali affermando d’essere cristiani in seguito abbandonano definitivamente il popolo di Dio, in realtà non sono mai appartenuti a Cristo perché altrimenti sarebbero rimasti o ritornati nel gregge dell’Eterno. L’apostolo infatti scrive come essi “non erano dei nostri”, ossia veri credenti, spiegandone pure la ragione: “se fossero stati dei nostri, sarebbero rimasti con noi”. Si, le persone descritte nella prima lettera giovannea, erano dei falsi credenti, essi non avevano mai sperimentato la nuova nascita, ma dimoravano nel gregge di Cristo come operai fraudolenti. Tali persone non avevano nulla in comune con il popolo di Dio.

11. Giuda 24: “A colui che può preservarvi da ogni caduta e farvi comparire irreprensibili e con gioia davanti alla sua gloria”.

Spiegazione: Senza ombra di dubbio, il Padre celeste può proteggerci da ogni caduta, qualsiasi essa sia. Nessuna difficoltà può scoraggiare il Creatore avendo nelle sue mani lo stesso cuore dell’uomo, Proverbi 21,1.
Obiezione: Dio ci protegge da ogni caduta, finché rimaniamo con lui. Un giorno potremmo sempre rinnegarlo, tornando nel mondo.
Risposta. Se per assurdo accettassimo come vera tale spiegazione, cadremmo in tali conseguenze. L’apostolo Giuda non sarebbe credibile quando afferma che Iddio può preservarci da ogni brusca caduta, quindi rinnegamento eterno compreso. Però le parole dette dall’apostolo sono state ispirate dallo Spirito Santo, quindi possiamo avere piena fiducia in esse e nell’onnipotenza di Dio.

12. 1Pietro 1:5: “…che dalla potenza di Dio siete custoditi mediante la fede, per la salvezza che sta per essere rivelata negli ultimi tempi“.

Spiegazione: dalla stessa parola di Dio abbiamo tale promessa: la potenza di Dio custodisce i santi affinché arrivino sicuri al lido agognato, il cielo. Niente potrà infrangere e sconfiggere la forza del nostro Signore. Egli ci proteggerà da tutto e da tutti, compresi noi stessi e la nostra stupidità. Il nostro Dio farà in modo che noi non rigetteremo mai la nostra salvezza producendo in noi il desiderio di stare accanto a lui, Filippesi 2:13; il compitore della salvezza di ogni credente. Come si è già detto precedentemente,i piani dell’Eterno hanno sempre la priorità, e nessuno può opporsi ad essi. Isaia 45:9; Isaia 46:10.

13. 2Timoteo 1:12: “È anche per questo motivo che soffro queste cose; ma non me ne vergogno, perché so in chi ho creduto, e sono convinto che egli ha il potere di custodire il mio deposito fino a quel giorno“.

Spiegazione: Paolo ne era convinto. Il Signore avrebbe avuto la potenza di custodirlo, di proteggerlo fino a “quel giorno”, ossia alla glorificazione finale. Niente e nessuno sarebbe mai stato capace di strapparlo dalle mani dell’Eterno, nemmeno la sua stoltezza. Davvero dobbiamo ringraziare il Signore per quanto sia meraviglioso e grande. Benedetto sia il suo nome in eterno!

14. 1Timoteo 4:8: “…perché l’esercizio fisico è utile a poca cosa, mentre la pietà è utile a ogni cosa, avendo la promessa della vita presente e di quella futura“.

Spiegazione: L'Eterno adempirà nei confronti dei cristiani le sue promesse portandoli in cielo a godere la sua presenza. Possiamo avere piena fiducia in lui sapendo che niente potrà dividerci dal suo amore, e nessuno sarà mai capace di opporsi a Dio. Gli eletti sono stati da lui predestinati al
cielo fin da tutta l’eternità, prima addirittura che il mondo “fosse”, Efesini 1:4-5.

15. Salmo 37:28: “Poiché il SIGNORE ama la giustizia e non abbandona i suoi santi; essi son conservati in eterno; ma la discendenza degli empi sarà sterminata“.

Spiegazione: Quale certezza espressa dal salmo! Il Signore non abbandonerà mai i suoi figli, li conserverà e li proteggerà in eterno! Niente potrà separarci da lui, i piani dell’Eterno hanno sempre la priorità e non conoscono ostacoli, Daniele 4:35.

16. Luca 22:32 “…ma io ho pregato per te, affinché la tua fede non venga meno; e tu, quando sarai convertito, fortifica i tuoi fratelli“.

Spiegazione: Il compito principale del Signore Gesù è quello di preservare la nostra Fede. Egli stesso prega per noi affinché non ci sviamo dalla salvezza, e sappiamo bene che il nostro Signore è fedele. Giammai fallirà dal suo scopo, ossia farci raggiungere la meta prefissa, il cielo. Dire che un uomo può perdere la salvezza e come ammettere anche il fallimento del Figlio di Dio nel sostenere la fede di quella persona e questo è impossibile. Il Cristo mai fallirà il suo compito di portare le sue pecore verso quei “verdeggianti pascoli” della Nuova Gerusalemme, Apocalisse 21:1-2.

17. Giovanni 17,11.15: “Io non sono più nel mondo, ma essi sono nel mondo, e io vengo a te. Padre santo, conservali nel tuo nome, quelli che tu mi hai dati, affinché siano uno, come noi. Non prego che tu li tolga dal mondo, ma che tu li preservi dal maligno“.

Spiegazione: Il nostro Padre celeste ha un compito di primaria importanza, quello di preservarci dal maligno. I credenti in questo modo non cadranno mai nelle mani dell’avversario perdendo la salvezza. Possiamo quindi essere certi che il nostro Dio riuscirà ad adempiere il suo compito. Poniamo quindi piena fiducia in lui, sapendo che l’opera da lui iniziata in noi sarà portata a compimento, Filippesi 1:6.

18. 1Giovanni 5:16-18: “Se qualcuno vede suo fratello commettere un peccato che non conduca a morte, preghi, e Dio gli darà la vita: a quelli, cioè, che commettono un peccato che non conduca a morte. Vi è un peccato che conduce a morte; non è per quello che dico di pregare. Ogni iniquità è peccato; ma c’è un peccato che non conduce a morte. Noi sappiamo che chiunque è nato da Dio non pecca; ma colui che nacque da Dio lo protegge, e il maligno non lo tocca“.

Spiegazione: Colui che per la grazia del Signore è nato di nuovo, non potrà mai commettere il peccato che lo “porterà a morte”, Matteo 12,31-32; e ne persevererà nell’iniquità, entrambi condizioni per perdere la redenzione. Il Signore saprà proteggerlo sempre affinché non cada nelle mani dell’avversario. Lodiamo il suo nome per questo.

Eppure leggendo non pochi passi delle sacre scritture sembra effettivamente che insegnino la perdita della salvezza, come mai?
Quei versi purtroppo vengono interpretati erroneamente per sostenere la perdita della salvezza. Comunque li esamineremo uno ad uno, e vedremo come non insegnano assolutamente che il credente può scadere dalla grazia di Dio, se letti obiettivamente.
Incominciamo dal brano preso dal vangelo di Matteo.

1. Matteo 12:43-45: “«Quando lo spirito immondo esce da un uomo, si aggira per luoghi aridi cercando riposo e non lo trova. Allora dice: “Ritornerò nella mia casa da dove sono uscito”; e quando ci arriva, la trova vuota, spazzata e adorna. Allora va e prende con sé altri sette spiriti peggiori di lui, i quali, entrati, vi prendono dimora; e l’ultima condizione di quell’uomo diventa peggiore della prima. Così avverrà anche a questa malvagia generazione»“.

Spiegazione errata: questo brano è usato erroneamente per sostenere come un’anima salvata possa perdersi, mettendo in risalto che l’uomo in questione era salvato, ma poi ha rigettato Cristo perché il demone cacciato precedentemente è ritornato in lui insieme con altri spiriti immondi.

Spiegazione esatta:
1) Leggendo attentamente i tre versi del capitolo dodici di Matteo, si comprende che il demone non è stato scacciato dall'uomo come accade invece quando una persona è salvata, ma n’è uscito spontaneamente: “Ritornerò nella mia casa da dove sono uscito”.
2) Dal passo quarantaquattro si comprende tale verità. L’uomo rimane la dimora del demone persino dopo esserne uscito: “Ritornerò nella mia casa, segno che quella persona non era mai stata redenta, e ciò si capisce chiaramente dalla fine del verso preso in esame: e quando ci arriva, la trova vuota, spazzata e adorna. Si. Dio non ha mai dimorato in lui.
3) Un’ulteriore conferma di come la persona della parabola non è uno che ha perso la salvezza, è deducibile dall’ultima parte del versetto quarantacinque: e l’ultima condizione di quell’uomo diventa peggiore della prima. Così avverrà anche a questa malvagia generazione». Il Signor Gesù ha applicato la parabola sul “ritorno dello spirito immondo” alla “malvagia generazione” della sua epoca, gli scribi e i farisei, Matteo12,38-42; ossia persone mai convertite.

2. Matteo 24:13: “Ma chi avrà perseverato sino alla fine sarà salvato“.

3. Apocalisse 3:5: “Chi vince sarà dunque vestito di vesti bianche, e io non cancellerò il suo nome dal libro della vita, ma confesserò il suo nome davanti al Padre mio e davanti ai suoi angeli“.

Spiegazione: certamente! Resta il fatto di come tutti i veri credenti persevereranno sicuramente fino alla fine e saranno vincitori.
Noi siamo ben certi di una cosa. Dio porterà a termine l’opera iniziata in ogni autentico cristiano, Filippesi 1,6; predestinandolo alla salvezza e alla glorificazione, Atti 13:48; Romani 8:29-30.

4. 1Corinzi 8:11: “Così, per la tua conoscenza, è danneggiato il debole, il fratello per il quale Cristo è morto”.

5. Romani 14:15.20: “Ora, se a motivo di un cibo tuo fratello è turbato, tu non cammini più secondo amore. Non perdere, con il tuo cibo, colui per il quale Cristo è morto! Non distruggere, per un cibo, l’opera di Dio. Certo, tutte le cose sono pure; ma è male quando uno mangia dando occasione di peccato”.

Spiegazione: l’apostolo Paolo in questo brano ammonisce i fratelli affinché non scandalizzino un loro conservo meno forte nella fede per una questione futile come quella del cibo. I due passi della lettera ai romani non vogliono insegnarci la perdita della salvezza. Il termine greco “apollutai” presente in 1Corinzi, tradotto con “danneggiato” e le parole “apollue”, “katalue” presenti nei versi 15 e 20 della lettera ai romani capitolo 14, resi rispettivamente in italiano con “perdere” e “distruggere” non vengono utilizzati nella Bibbia solamente per identificare la morte spirituale, ma anche per la morte del corpo. Infatti prendendo come esempio due passi fra i molti come Luca 13,33; e Giovanni 11,50; in cui si parla proprio del Salvatore, è ovvio che in tali casi “apolesthai” presente nel brano di Luca e “apothanêi”, “apolêtai” presenti nel verso del vangelo giovanneo si riferiscono appunto alla morte fisica di Gesù Cristo. Il vero credente non potrà mai morire spiritualmente, Giovanni 10,27-28; quindi se si parla di distruzione nei tre brani delle lettere ai cristiani di Corinto e di Roma, ci si deve riferire a quella del corpo e non dell’anima. Poi, anche se per ipotesi, le parole greche analizzate si riferiscano ad un danneggamento spirituale del “nato di nuovo” e non fisico, resta il fatto che esse possono indicare non necessariamente una distruzion
e, ma una rovina non comunque irreparabile e completa dell’individuo causati dal comportamento scandaloso del cristiano maturo al credente più debole. Infatti possno significare ed essere rese in italiano pure in tale maniera: “perdere” e “rovinare”.

6. 1 Corinzi 9:27: “…anzi, tratto duramente il mio corpo e lo riduco in schiavitù, perché non avvenga che, dopo aver predicato agli altri, io stesso sia squalificato“.

Spiegazione: Paolo con la parola “squalificato” non intende parlare di una sua perdita della salvezza, ma di non poter essere più adatto al compito d’apostolato assegnatoli dal Signore, se fallisse nel compierlo [Infatti si parla proprio della piena legittimità del ministero di apostolato di Paolo nei primi versetti del capitolo "Non sono libero? Non sono apostolo? Non ho veduto Gesù, il nostro Signore? Non siete voi l'opera mia nel Signore? Se per altri non sono apostolo, lo sono almeno per voi; perché il sigillo del mio apostolato siete voi, nel Signore" (1Corinzi 9:1-2) ndr]

7. Galati 5:4: “Voi che volete essere giustificati dalla legge, siete separati da Cristo; siete scaduti dalla grazia“.

Spiegazione: Con questo versetto Paolo non vuole affermare che i galati hanno perso la redenzione. Infatti, egli li chiama fratelli, Galati 1,11; figli di Dio e possessori dello Spirito Santo, Galati 4,6. In pratica l’apostolo vuole affermare che i fratelli della chiesa di Galazia, sono “scaduti” “dall'insegnamento della grazia”, credendo in buona fede in una dottrina sbagliata e fuorviante senza essere caduti assolutamente in disgrazia di Dio.

8. 1Timoteo 1:19: “…conservando la fede e una buona coscienza; alla quale alcuni hanno rinunziato, e così, hanno fatto naufragio quanto alla fede“.

Spiegazione: L’apostolo Paolo parlando in questo passo di fare naufragio nella fede non si riferisce alla perdita della salvezza. Avere fede in Gesù non significa necessariamente essere salvati. I demoni credono, eppure non sono redenti, Giacomo 2,19. Molte persone vedendo i miracoli di Gesù credettero in lui, eppure il Signore non si fidava di loro, Giovanni, 2,23-25. Questo perché avevano una fede morta, finta. I veri credenti, avendo una fede viva, Giacomo 2,14-26; non abbandoneranno mai la chiesa, 1 Giovanni 2,19; perché come pietre viventi, saranno ben salde sul fondamento, Cristo Gesù il Signore.

9. Ebrei 6:4-6: “Infatti quelli che sono stati una volta illuminati e hanno gustato il dono celeste e sono stati fatti partecipi dello Spirito Santo e hanno gustato la buona parola di Dio e le potenze del mondo futuro, e poi sono caduti, è impossibile ricondurli di nuovo al ravvedimento perché crocifiggono di nuovo per conto loro il Figlio di Dio e lo espongono a infamia“.

Spiegazione: questi versi parlano di persone illuminate da Dio mediante Cristo, Giovanni 1:9. Le persone possono essere illuminate dall'evangelo ma questo non implica per forza la loro salvezza, Giovanni 1:5. Il fatto che abbiano gustato il dono celeste, la buona parola di Dio e le potenze del mondo avvenire non indica che sono nate di nuovo. Esse hanno solo “gustato La carne del Figlio dell'uomo”, ma non l’hanno “mangiata”, Giovanni 6:50-51; hanno solo “gustato il sangue del Signore”, ma non l’hanno “bevuto”, Giovanni 6:54. E’ certamente interessante prendere come esempio quello che successe a Gesù sulla croce evidenziato dal vangelo di Matteo, 27:34: gli diedero da bere del vino mescolato con fiele; ma Gesù, assaggiatolo, non volle berne. Si noti come i suoi carnefici gli diedero da bere dell'aceto mescolato con miele, però il Figlio di Dio dopo averlo “assaggiato” (gustato) si rifiutò di berlo. Anche gli individui descritti da Paolo nella lettera agli ebrei, hanno “assaggiato”, ascoltato la parola di Dio, ma non sono dimorati in essa, Giovanni 15:6. E’ vero che il termine “gustare” può nella Bibbia avere più di un significato, ma nel brano agli ebrei, tenendo conto del contesto biblico sull'argomento della sovranità di Dio sulla perseveranza dei santi, indica ed è sinonimo di “assaggio”. Essi sono stati fatti partecipi dello Spirito Santo, perché questi si è rivelato a loro ammonendoli, spronandoli al ravvedimento ma senza nessun risultato, Giovanni 16,7-10. Per tali persone, conclude Saulo, non c’è più nulla da fare.

10. Ebrei 10:26-29: “Infatti, se pecchiamo volontariamente dopo aver ricevuto la conoscenza della verità, non rimane più alcun sacrificio per i peccati; ma una terribile attesa del giudizio e l’ardore di un fuoco che divorerà i ribelli. Chi trasgredisce la legge di Mosè viene messo a morte senza pietà sulla parola di due o tre testimoni. Di quale peggior castigo, a vostro parere, sarà giudicato degno colui che avrà calpestato il Figlio di Dio e avrà considerato profano il sangue del patto con il qual è stato santificato e avrà disprezzato lo Spirito della grazia?“.

11. 2Pietro 2:20-22: “Se infatti, dopo aver fuggito le corruzioni del mondo mediante la conoscenza del Signore e Salvatore Gesù Cristo, si lasciano di nuovo avviluppare in quelle e vincere, la loro condizione ultima diventa peggiore della prima. Perché sarebbe stato meglio per loro non aver conosciuto la via della giustizia, che, dopo averla conosciuta, voltar le spalle al santo comandamento che era stato dato loro. È avvenuto di loro quel che dice con verità il proverbio: «Il cane è tornato al suo vomito», e: «La scrofa lavata è tornata a rotolarsi nel fango»“.

Spiegazione: il significato di questi passi è molto simile ad Ebrei 6,4-6. Vi è solo una riflessione da fare. Nel verso ventinove di “Ebrei” e il “ventidue di 2 Pietro” si parla di persone “santificate”, o “lavate” ma che poi sono alla fine condannate, ebbene non è questa una prova che la salvezza si può perdere? No.Secondo l’insegnamento biblico ci possono casi in cui si può essere santificati senza essere salvati. Per esempio in 1 Corinzi 7,14; è scritto: perché il marito non credente è santificato nella moglie, e la moglie non credente è santificata nel marito credente; altrimenti i vostri figli sarebbero impuri, mentre ora sono santi. Si. I coniugi non credenti, sono santificati da quelli credenti, pur non essendosi ancora ravveduti. Quindi la scrittura quando parla di “santificazione” o di “lavacro” non necessariamente si riferisce alla purificazione dei peccati, causa di salvezza eterna. Tenendo conto del contesto e dell’insegnamento biblico della sicura salvezza dei santi, il passo della lettera ai corinzi e nei tre versi della seconda lettera di Pietro, deve parlare di una santificazione esteriore, la quale non tocca lo spirito avvolto sempre dai peccati e dalla morte.

12. Giacomo 5:19-20: “Fratelli miei, se qualcuno tra di voi si svia dalla verità e uno lo riconduce indietro, costui sappia che chi avrà riportato indietro un peccatore dall’errore della sua via salverà l’anima del peccatore dalla morte e coprirà una gran quantità di peccati“.

Spiegazione: quando un credente si svia dalla verità per poi convertirsi di nuovo ad essa, non vuol significare che ha perso la salvezza per poi riprenderla di nuovo. Una persona rigenerata può commettere un qualsiasi peccato sviandosi di conseguenza dalla verità, pur non perdendo la salvezza, l’importante è non perseverare nell’iniquità. Tutti pecchiamo, ma sappiamo di avere un avvocato presso il Padre, Gesù Cristo il giusto, 1 Giovanni 2,1. Cosa dire di Giuda Iscariota? Questa persona pur essendo apostolo di Cristo in realtà, anche se ciò sembra strano, non è stato scelto per la salvezza, e nemmeno purificato dai suoi peccati. Giovanni 13:10.18: Gesù disse: «Chi è lavato tutto, non ha bisogno che di aver lavati i piedi; è purificato tutto quanto; e voi siete purificati, ma non tutti». «Non parlo di voi tutti; io conosco quelli che ho scelti; ma, perché sia adempiuta la Scrittura, “Colui che mangia il mio pane, ha levato contro di me il suo calcagno”. L’iscariota fu scelto da Gesù per essere apostolo, Atti 1:25; ma non per la salvezza. Q
uesto è confermato persino nel vangelo di, Giovanni 6:70-71: Gesù rispose loro: «Non ho io scelto voi dodici? Eppure, uno di voi è un diavolo!» Egli parlava di Giuda, figlio di Simone Iscariota, perché questi, uno dei dodici, stava per tradirlo.

13. 2Pietro 2:1: “Però ci furono anche falsi profeti tra il popolo, come ci saranno anche tra di voi falsi dottori che introdurranno occultamente eresie di perdizione, e, rinnegando il Signore che li ha riscattati, si attireranno addosso una rovina immediata“.

Spiegazione: Nel versetto si parla di “falsi dottori” i quali si dimostreranno tali perché introdurranno nel popolo di Dio eresie di perdizione. Di essi viene detto che rinnegheranno il Signore che li ha riscattati. Sì, costoro, affermeranno di appartenere al Figlio di Dio. Non dimentichiamoci però che la Scrittura li definisce “falsi dottori”. Quindi la loro stessa professione di fede non sarà sincera, ma ipocrita. Certo, qualcuno potrebbe dire che essi non sempre sono stati “ipocriti” e che la prova di ciò sia riscontrabile proprio dal fatto che fossero stati precedentemente “comprati” dal cristo. Questo però è errato. la Parola di Dio non dice assolutamente che quei “falsi dottori” erano un tempo sinceri e veri. Anzi essa li “etichetta” semplicemente come “falsi dottori”, lasciando chiaramente intendere come costoro sono sempre stati tali. di conseguenza è ovvio che quando la Scrittura evidenzia che sono stati riscattati dal salvatore non lo fa perché ciò sia vero, vista la loro natura empia, ma solo perché erano costoro a professarlo.

14. 2Pietro 2:15: “Lasciata la strada diritta, si sono smarriti seguendo la via di Balaam, figlio di Beor, che amò un salario di iniquità“.

Spiegazione: Il fatto che vi siano persone, le quali lasciano la strada dritta dopo averla ovviamente percorsa per un breve tratto, dimostra la dottrina della perdita della salvezza? No. Per comprendere bene il passo in questione basta esaminare attentamente il brano di 1Giovanni 2,19: Sono usciti di mezzo a noi, ma non erano dei nostri; perché se fossero stati dei nostri, sarebbero rimasti con noi; ma ciò è avvenuto perché fosse manifesto che non tutti sono dei nostri. Giovanni in questo verso parla di persone che stavano nella chiesa, (se fossero stati dei nostri, sarebbero rimasti con noi), quindi avevano intrapreso la (strada diritta), infatti, il corpo di Cristo cammina per la via che conduce al cielo, eppure l’apostolo afferma senza ombra di dubbio come essi (non erano dei nostri), in loro non c’era mai stata una reale conversione di fede. Quindi una persona può incamminarsi per la via della verità, avendo ascoltato la parola di Dio, e nello stesso tempo non averla accettata con tutto il cuore, 2Pietro 2,20: Se infatti, dopo aver fuggito le corruzioni del mondo mediante la conoscenza del Signore e Salvatore Gesù Cristo, si lasciano di nuovo avviluppare in quelle e vincere, la loro condizione ultima diventa peggiore della prima. Esaminare il contesto di uno o più brani biblici è determinante per comprendere il loro reale significato, altrimenti si rischia di interpretarli in modo errato.

15. Luca 8:13: “Quelli sulla roccia sono coloro i quali, quando ascoltano la parola, la ricevono con gioia; ma costoro non hanno radice, credono per un certo tempo ma, quando viene la prova, si tirano indietro“.

Spiegazione: una fede senza radice è una “fede finta”. Essi (credono per un certo tempo ma, quando viene la prova, si tirano indietro), dimostrando come la loro gioia nel ricevere la parola di Dio era in realtà una “felicità effimera”, generata da un cuore “non onesto e buono”, contrariamente a Luca 8,15; quindi il passo non indica una persona la quale può perdere la grazia di Dio dopo averla accettata, ma solo che non ha mai avuto un vero ravvedimento.

16. Ebrei 10:37-39: “Ancora un brevissimo tempo e colui che deve venire verrà e non tarderà; ma il mio giusto vivrà per fede; e se si tira indietro, l’anima mia non lo gradisce». Ora, noi non siamo di quelli che si tirano indietro a loro perdizione, ma di quelli che hanno fede per ottenere la vita“.

Spiegazione: la frase (il mio giusto vivrà per fede; e se si tira indietro, l’anima mia non lo gradisce), non insegna il rinnegamento della salvezza anche se a prima vista sembrerebbe di si, soprattutto se non si tiene conto del contesto scritturale sulla sicura preservazione eterna delle anime salvate. L’apostolo Paolo dice il vero quando afferma: “Il giusto vive per fede”. La giustizia di Dio si ottiene per mezzo della fede in Gesù Cristo e in nessun altro modo, Romani 1,17; però se ritorna irrevocabilmente indietro, avrà dimostrato solo che in realtà non è mai stato un giustificato dalla grazia di Dio, (un vero giusto), ma solo di aver “visto” la via della verità, senza comunque averla fatta sua, 2 Pietro 2,21.

17. Romani 11:21-23: “Perché se Dio non ha risparmiato i rami naturali, non risparmierà neppure te. Considera dunque la bontà e la severità di Dio: la severità verso quelli che sono caduti; ma verso di te la bontà di Dio, purché tu perseveri nella sua bontà; altrimenti, anche tu sarai reciso. Allo stesso modo anche quelli, se non perseverano nella loro incredulità, saranno innestati; perché Dio ha la potenza di innestarli di nuovo“.

Spiegazione: Anche se quei rami israeliti erano stati troncati, non vuol dire che pur avendo la salvezza l’ hanno poi persa. Essi non sono mai stati veri convertiti. Nella vigna del Signore, il popolo d’Israele, vi erano rami naturali attaccati alla vite, essi però avevano fatto solo professione formale di fede in lui, e pur conoscendo la sua parola e appartenendo all'Israele visibile non hanno mai avuto una fede vivente che li ha portati al ravvedimento, la loro fiducia nell'Eterno non aveva radici, ed è per questo che sono stati recisi. Dio prende come esempio e ammonimento per noi tali israeliti, affinché ci sia nei nostri cuori una vera conversione di cuore, altrimenti subiremo la loro stessa sorte. Se in loro ci sarà invece un autentico cambiamento, il Padre celeste li innesterà di nuovo nella vite.

18. Giovanni 15:2-6: “Ogni tralcio che in me non dà frutto, lo toglie via; e ogni tralcio che dà frutto, lo pota affinché ne dia di più. Voi siete già puri a causa della parola che vi ho annunziata. Dimorate in me, e io dimorerò in voi. Come il tralcio non può da sé dar frutto se non rimane nella vite, così neppure voi, se non dimorate in me.Io sono la vite, voi siete i tralci. Colui che dimora in me e nel quale io dimoro, porta molto frutto; perché senza di me non potete far nulla. Se uno non dimora in me, è gettato via come il tralcio, e si secca; questi tralci si raccolgono, si gettano nel fuoco e si bruciano“.

Spiegazione: La spiegazione è molto simile a quella di Romani 11,21-23. I tralci che non danno frutto, (i falsi credenti) in realtà non hanno mai avuto radici attaccate alla vite, (Cristo) di cui fanno parte, Luca 8,13. Essi pur sentendo la verità, essendosi persino battezzati ed essendo membri della chiesa visibile, non si sono mai convertiti veramente. Allora Dio li estirpa via dalla sua vigna. Persone di questo tipo erano Anania, Saffira e tutti coloro i quali dopo aver partecipato esteriormente alle attività cristiane sono tornati nel “mondo”. I discepoli di Gesù già per il fatto di aver ascoltato la parola di Dio erano stati purificati anche se non completamente, difatti in Giovanni 13,10; il Signore prendendo come esempio il lavacro dei piedi, dice: …«Chi è lavato tutto, non ha bisogno che di aver lavati i piedi; è purificato tutto quanto; … Adesso dovevano accettare di cuore quella parola b
enedetta, dimorando in essa, affinché lo Spirito Santo potesse operare nella loro vita.

19. 2Timoteo 2:11-13: “Certa è questa affermazione: se siamo morti con lui, con lui anche vivremo; se abbiamo costanza, con lui anche regneremo; se lo rinnegheremo anche egli ci rinnegherà; se siamo infedeli, egli rimane fedele, perché non può rinnegare sé stesso“.

Spiegazione: è chiaro. Se ci siamo convertiti veramente, (se siamo morti con lui), avremo la vita eterna perché predestinati da lui, Romani 8,29-30; (con lui anche regneremo), se lo ripudieremo, dimostrando di non essere mai appartenuti a lui, e non perché avevamo la salvezza e poi l’abbiamo rifiutata, 1Giovanni 2,19; (anch’egli ci rinnegherà). Anche se noi pecchiamo dimostrandoci infedeli, (egli rimane fedele, perché non può rinnegare sé stesso). Signore, adempi in noi la tua volontà!

Allora se io non posso perdere la salvezza, posso peccare senza problemi, tanto sono al sicuro…

Questa riflessione apparentemente giusta, è in realtà estremamente sciocca. Dalla stessa scrittura infatti sappiamo che un vero credente non persevera nel peccato, 1Giovanni 5,18. Quindi una persona se peccherebbe continuamente ed impunemente contro Dio dimostrerebbe di non essere mai stata rigenerata dallo Spirito Santo, e non di essere decaduta dalla grazia.

Oltretutto bisogna fare un’ulteriore considerazione a riguardo. Quando qualcuno dice: “allora posso commettere iniquità senza problemi”, in realtà afferma una banalità. Infatti noi potremmo dire a tale individuo: “Perché, tu fino ad ora cosa hai fatto? Non hai lo stesso peccato? E tuttora non commetti comunque delle iniquità? Da ciò si comprende come sia stolta l’affermazione espressa nella domanda. 

[Non si vuole capire che la condizione di peccato dell'uomo è tanto profonda e radicale che anche i comportamenti più nobili e corretti come aiutare il prossimo e sacrificare la nostra vita per gli altri, se non abbiamo l'amore di Dio nel nostro cuore che abbiamo ricevuto quando siamo nati di nuovo, ci sono imputati da Dio come peccati. Se rigetti Gesù e sacrifichi la tua vita per salvare la vita di qualcun altro, andrai comunque all'inferno. "Se distribuissi tutti i miei beni per nutrire i poveri, se dessi il mio corpo a essere arso, e non avessi amore, non mi gioverebbe a niente" (1Corinzi 13:3) ndr ]

In questo modo però Iddio non ci costringe ad andare in cielo con lui?

Assolutamente no! La grazia irresistibile di Dio agisce nella perseveranza dei santi nello stesso modo in cui opera nella salvezza degli eletti (leggi la risposta n° 4 dello studio: (LA GRAZIA DI DIO NELLA SALVEZZA DELL’UOMO). Egli continua ad attirarli a sé con la forza del suo amore meraviglioso. Dobbiamo capire una volta per tutte che noi dipendiamo totalmente da lui. Come ho già affermato in precedenza, senza il nostro Salvatore siamo incapaci di ogni bene, Giovanni 15:5; persino di desiderare sinceramente di seguirlo, infatti Iddio stesso deve produrre tale santa volontà nel continuo nei credenti, Filippesi 2:13. Noi abbiamo bisogno che il Signore ci assisti ininterrottamente. Basterebbe un solo momento in cui ci abbandonasse e sprofonderemmo di nuovo nel peccato. Già questo ci fa comprendere come sia assurda la dottrina della “perdita della salvezza”.

Questo perché se dipendesse da noi, non solo potremmo scadere dalla grazia, ma sicuramente rinnegheremmo il compratore delle nostre anime. In noi non abita nessun bene, Romani 7:18; tutta la carità che pratichiamo è unicamente frutto dello Spirito Santo, il quale ci porta a volerla compiere e ad agire di conseguenza. Oltretutto l’insegnamento dello “scadere dalla grazia” infanga il nome santo di Dio rendendolo ingiustamente colpevole di aver fallito nel suo compito di non essere riuscito a salvare gli eletti, perché? Dal passo della lettera di Paolo ai cristiani di Filippi menzionato e commentato brevemente nella riposta n° 5, senza considerare e ribadire 1Tessalonicesi 5:23; in cui è scritto che la stessa santificazione dei credenti è opera del Signore, vediamo chiaramente come la salvezza della Chiesa è completamente nelle sue mani. Dalla lettera ai romani capitolo 8, verso 30, poi notiamo che Iddio stesso ha decretato, stabilito e destinato alla glorificazione tutti i salvati per sua grazia, e lui ha promesso di portare ad effetto tutta la sua volontà, Isaia 46:10.

Da tali fatti si comprende l’impossibilità di scadere dalla grazia di Dio, perché sarebbe come ammettere il suo fallimento nell’opera redentiva degli eletti, e questo è impossibile! L'Eterno continuerà a destare lo spirito dei suoi prescelti, così essi potranno camminare con lui e fare la sua volontà, Esdra 1:5. Al Signore solo va la gloria in Gesù Cristo suo figlio per messo dello Spirito Santo. Amen.

Gaetano Rizzo (Le aggiunte in parentesi quadre sono note del redattore Stefano Ferrero Nazareno)


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