La domanda che si ode a proposito di questa dottrina può essere formulata così: Se un'anima viene salvata da Gesù Cristo, quell'anima può dire di essere al sicuro per sempre? (leggi Romani, capitolo
8). Un uomo si sveglia di notte e trova il suo appartamento in fiamme. Striscia così verso la finestra e si arrampica sul cornicione appendendosi per la punta delle dita. Giù in basso c'è il marciapiede. L'uomo è salvo. Può dire di essere al sicuro per sempre? E' al sicuro fintanto che resisterà così fino alla fine.
8). Un uomo si sveglia di notte e trova il suo appartamento in fiamme. Striscia così verso la finestra e si arrampica sul cornicione appendendosi per la punta delle dita. Giù in basso c'è il marciapiede. L'uomo è salvo. Può dire di essere al sicuro per sempre? E' al sicuro fintanto che resisterà così fino alla fine.
Che dicono le Scritture? "Il nome dell'Eterno è una forte torre; a lui corre il giusto ed è al sicuro" (Pro 18:10).
"La paura dell'uomo costituisce un laccio, ma chi confida nell'Eterno è al sicuro" (Pro 29:25). La parola ebraica "al sicuro" (sagab) significa "inaccessibile". E' al sicuro perché: "la vostra vita è nascosta con Cristo in Dio" (Col 3:3), inaccessibile al Diavolo e ad ogni altro nemico che tenti di trascinarlo via per farlo cadere nella distruzione. Il vero credente non solo è salvo, ma è pure al sicuro.
Questa dottrina della preservazione dei salvati non è sempre facile da accettare per certi teologi. Charles G. Finney scrisse: "Rilevo come io abbia sentito una grande esitazione a formare e ad esprimere le mie idee su questo, più di ogni altra questione della teologia" (Systematic Theology, pag. 552). Finney, però, aggiunge: "Non ho mai potuto io stesso darmi una ragione soddisfacente per respingere la dottrina … e più la esamino, più trovo me stesso a vedere come negarla possa essere riconciliato con le Scritture" (ibid.).
Definizione
Per quanto riguarda la preservazione dei salvati: "Coloro che Dio ha accolto nel Suo Figliolo Gesù Cristo, efficacemente chiamati e santificati dal Suo Spirito, non possono né totalmente né definitivamente decadere dallo stato di grazia; ma persevereranno con certezza in essa fino alla fine, e saranno eternamente salvati" (Con. Faith, Chap. xvii.; L. Cat., Question 79; A. A. Hodge, Outlines of Theology, page 542).
Questo implica la perseveranza dei salvati: "La perseveranza può essere definita come quell'opera continua dello Spirito Santo nel credente, mediante la quale l'opera della grazia divina che è iniziata nel cuore, continua e viene portata a compimento (Louis Berkhof, Systematic Theology, page 546).
Questo è sostenuto altresì dalla Confessione di fede battista del New Hampshire, (come pure nella più vasta Confessione di Filadelfia: "I veri credenti perseverano fino alla fine… Il loro perseverante attaccamento a Gesù Cristo è il grande segno che li distingue da ogni professante superficiale. Che una speciale provvidenza vigili sul loro benessere, e che essi siano preservati dalla potenza di dio attraverso la fede a salvezza" (Articolo 11).
Questo viene negato dalla Chiesa Cattolica Romana: "Se qualcuno dice, che un uomo una volta giustificato, non possa più peccare, o perdere la grazia, e che quindi colui che cade e pecca non era mai stato realmente giustificato … sia anatema" (Conc. Trident, Sess. 6, Canon 23; A. A. Hodge, Ibid., pag. 546).
La dottrina
Argomenti contrari: Viene usato (si potrebbe dire "abusato" come con altri testi biblici che considereremo sotto questa intestazione) Matteo 12:43-45 per insegnare che un'anima salvata possa tornare ad essere perduta. "Notate però come lo spirito malvagio non sia stato scacciato da quell'uomo, ma se ne sia uscito da solo. Dice 'Ritornerò nella mia casa'. La casa appartiene ancora a lui; l'uomo non era in condizione di salvezza. Notate poi come abbia trovato la casa vuota, cioè, Cristo non vi era presente. Questa è illustrazione di un uomo che abbia riformato il suo comportamento esteriore, ma che non sia veramente salvato. Notate l'ultima frase di questo testo delle Scritture che Gesù applica all'empio Fariseo con il quale sta parlando (v. 38). (Rice, Twelve Tremendous Themes, page 96).
Matteo 24:13: "chi avrà perseverato fino alla fine sarà salvato". E' vero, e tutti gli eletti persevereranno fino alla fine perché noi (con Paolo) abbiamo fiducia "che colui che ha cominciato un'opera buona in voi, la porterà a compimento fino al giorno di Cristo Gesù" (Fil 1:6; v. Sal 89:29).
Romani 14:15,20: "se tuo fratello è contristato a motivo di un cibo, tu non cammini più secondo amore; non far perire col tuo cibo colui per il quale Cristo è morto. ... Non distruggere l'opera di Dio per il cibo; certo, tutte le cose sono pure, ma è sbagliato quando uno mangia qualcosa che è occasione di peccato". L'espressione: "non far perire col tuo cibo…", viene intesa come: "Non distruggere l'opera di Dio". Questa parola, però (apollumi), è spesso usata per la distruzione del corpo fisico (come in Mat 2:13; 12:14; 21:41; 27:20; Mar 9:22; Luc 6:9; 9:56; Gio 18:14, dove la parola viene tradotta con 'morire'; in 1Co 8:11m dove la parola è tradotta 'perire', e che noi abbiamo discusso nel capitolo della Redenzione Limitata, spesso si riferisce alla morte fisica), ne concludiamo che qui la distruzione è la morte fisica di colui per il quale Cristo è morto. Non si tratta di un'anima salvata distrutta nell'inferno.
1 Corinzi 9:27: "disciplino il mio corpo e lo riduco in servitù perché, dopo aver predicato agli altri, non sia io stesso riprovato". Paolo teme di diventare un "riprovato" o un "respinto" (com'è tradotta la parola adokimos, Rom 1:28; 2Ti 3:8; Tit 1:16; Cristo non dimora in tali persone; 2Co 13:5. Cristo, però, promette ai Suoi: "Io non ti lascerò e non ti abbandonerò" (Ebr 13:5), il che equivale a dire che essi non diventeranno mai dei reprobi (2Co 13:6). Vi sono alcuni che pensano che Paolo qui intenda uno che sia stato dichiarato inadatto a un certo tipo di servizio, non alla salvezza (alla luce del conresto, vers. 24-26).
Galati 5:4; "Voi, che cercate di essere giustificati mediante la legge, vi siete separati da Cristo; siete scaduti dalla grazia". Di fatto non è possibile essere giustificati mediante le opere della legge, ma solo dalla fede in Gesù Cristo (Gal 2:16), quindi, una persona non può scadere dalla grazia. I Galati però sono scaduti dall'insegnamento della salvezza per grazia verso l'insegnamento della salvezza mediante l'ubbidienza alla legge. In questo essi erano "scaduti dalla grazia" (v. 1:6). Significa forse che siano tornati ad essere perduti? Allora, perché Paolo li chiama "fratelli" (1:11), perché li chiama "figli di Dio", e "possessori dello Spirito Santo" (4:6). Perché li chiama "spirituali"? (6:1).
1 Timoteo 1:19: "…avendo fede e buona coscienza, poiché alcuni, avendola rigettata hanno fatto naufragio nella fede". Imeneo e Alessandro (con altri) avevano "fatto naufragio" nella fede. Questo però non prova che essi fossero mai stati salvati. Uno può credere nel nome di Cristo (v. Gio 2:23-25) e tuttavia possono "credere invano" (1Co 15:2). "anche i demoni credono e tremano" (Gia 2:19). Uno può essere "di quelli che credono per la salvezza dell'anima", il che implica che vi può essere una fede superficiale. Forse che un professante non salvato di una religione possa avere una "buona coscienza"? E' stata la buona coscienza a far si che i non salvati gettassero le pietre delle loro accuse in Gio 8:9? Certo non era una cattiva coscienza. Altri hanno risposto che "fare naufragio nella fede" non significa necessariamente perderla del tutto. E il loro essere consegnati in mano a Statana implica (per quanto possa essere cosa seria) non più che il fornicatore in 1Co 5:5; distruzione della carme affinché lo spirito possa vivere.
Ebrei 6:4-6: "Quelli infatti che sono stati una volta illuminati, hanno gustato il dono celeste, sono stati fatti partecipi dello Spirito Santo e hanno gustato la buona parola di Dio e le potenze del mondo a venire se cadono, è impossibile riportarli un'altra volta al ravvedimento, poiché per conto loro crocifiggono nuovamente il Figlio di Dio e lo espongono a infamia". Sin dall'inizio ci si può rendere conto che se questo testo insegna che i salvati possano decadere e tornare perduti, essi non potranno più tornare ad essere salvati!". E' impossibile riportarli un'altra volta al ravvedimento (vv. 4 e 6), Impossibile! Lo Spirito Santo sta parlando di persone salvate, o solo di gente religiosa professante fede nelle Scritture? Considerate:
Essi erano illuminati (la stessa parola, 10:32). Essi avevano ricevuto luce da Cristo, che illumina ogni uomo che viene nel mondo (Gio 1:9). I raggi dell'Evangelo erano brillati su di loro. Eppure il Salvatore dice che la stessa luce possa essere tenebre nel cuore di coloro che non sono in stato di salvezza (Luc 11:35). Non è servito a niente.
Essi avevano gustato il dono celeste, hanno gustato la buona Parola di Dio e la potenza del mondo a venire. Avevano fatto esperienza di tutto questo, ma si trattava solo di un "assaggio". Essi non mangiarono veramente. Confrontate Gio 6:48-58 dove Cristo dice: " Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue, ha vita eterna, e io lo risusciterò nell'ultimo giorno" (Gio 6:54). Si, " Gustate e vedete quanto l'Eterno è buono; beato l'uomo che si rifugia in Lui" (Sal 34:8), ma non fermatevi li. Gustare ha a che fare con la lingua e con la testa, confidare con il cuore! Essi avevano ricevuto solo "un campione". Erano "degustatori", non "bevitori" (il sommelier dopo aver gustato il vino, ed anche magari apprezzato, lo sputa… non lo beve). Avevano una salvezza di lingua e di testa, ma non di cuore. Che siamo giustificati a fare questa differenza lo dimostra Mat 27:34: " gli diedero da bere dell'aceto mescolato con fiele; ma egli, avendolo assaggiato non volle berne": Gesù assaggia, ma non beve. Qualunque sia il dono celeste, Cristo o lo Spirito Santo; quale che sia la porzione della Parola di Dio da loro gustata (si metta a confronto con Ger 15:6); qualunque siano le potenze del mondo a venire, questo è certo: queste persone avevano fatto solo, gustando, un'esperienza superficiale della grazia di Dio.
Essi erano stati fatti partecipi dello Spirito Santo: in che senso? La parola metochos è tradotta anche compagni (Luc 5:7). I pescatori chiamarono i loro compagni ad aiutarli. Questo certo non significa che fossero stati resi partecipi del loro stesso essere, ma erano lavoratori e compagni fra di loro, e più tardi si sarebbero lasciati. E' possibile per una persona non salvata essere ammonita e sgridata dallo Spirito Santo, e pure rimanere un non credente (Gio 16:7,11). In quel senso la persona non salvata è partecipe dello Spirito Santo. Più ancora, essere un apparente compagno dello Spirito Santo è possibile, quando si operano potenti miracoli nel nome di Cristo, senza però conoscere il Salvatore in un'esperienza di salvezza (Mat 7:21-23).
Se cadono dall'illuminazione, dopo aver gustato del dono celeste, la Parola di Dio, e le potenze del mondo a venire; e la partecipazione con lo Spirito Santo, è impossibile riportarli un'altra volta al ravvedimento. Il ravvedimento, metanoia, significa avere una mente nuova, cambiare mente, ritornare ad una precedente decisione, riforma. Si può fare tutto questo ed ancora non essere salvati. Il ravvedimento non serve senza la fede in Cristo (Mar 1:15; Att 20:21).
Lo Spirito Santo sta scrivendo a cristiani professanti. Sta rivolgendo le parole del nostro attuale testo primariamente a cristiani, o a proposito di altre persone? Leggete ancora il testo e vedere come le parole "loro" ed "essi" sono usate. Vedete poi il cambiamento di tono nel v. 9: " Ora, carissimi, anche se parliamo così, riguardo a voi siamo convinti di cose migliori e che riguardano la salvezza". Se gli attributi precedenti erano la salvezza stessa, che vi potrebbe essere di meglio? "Le cose migliori!". Quindi, le esperienze precedenti non sono necessariamente la salvezza. E' interessante che lo studioso Alford, che sostiene con grande destrezza che in 6:4-6 si parli di rigenerati, ma non di eletti, passa oltre al v. 9 con poco commento. A questo testo deve essere aggiunto 10:38,39: " E il giusto vivrà per fede, ma se si tira indietro l'anima mia non lo gradisce". Ma noi non siamo di quelli che si tirano indietro a loro perdizione, ma di quelli che credono per la salvezza dell'anima". La persona quindi che crede per la salvezza, non si tirerà mai indietro! Gli eletti sono nel nuovo ed eterno patto, hanno il timore di Dio nel loro cuore, ed essi "non si allontaneranno da me" (Ger 32:40),
Ebrei 10:26-29: "Infatti, se noi pecchiamo volontariamente dopo aver ricevuto la conoscenza della verità, non rimane più alcun sacrificio per i peccati, ma soltanto una spaventosa attesa di giudizio e un ardore di fuoco che divorerà gli avversari. Chiunque trasgredisce la legge di Mosè muore senza misericordia sulla parola di due o tre testimoni. Quale peggiore castigo pensate voi merita colui che ha calpestato il Figlio di Dio e ha considerato profano il sangue del patto col quale è stato santificato, e ha oltraggiato lo Spirito della grazia?". I Giudei non salvati avevano una "conoscenza" di Cristo come il solo sacrificio utile, e voltando le spalle a Cristo non avrebbero incontrato altro che un certo giudizio. Non ci sarebbe stato più alcun altro sacrificio verso il quale volgersi. "Ma non erano stati santificati dal sangue di Cristo", potrebbe chiedere qualcuno. "Certo erano salvati, se pure erano santificati. Eppure, sebbene santificati, voltando le spalle a Cristo si sono resi passibili di un castigo ben peggiore di quello che Mosè aveva previsto". Io invece rispondo che sia possibile essere santificati senza essere salvati! Prendete il caso del marito non credente santificato dalla moglie credente, e della moglie non credente santificata dal marito (1Co 7:14) ma non salvata (v. 16)! Il popolo ebraico era santificato dalla particolare posizione che occupavano, espressa questa in Romani 9:4,5. Santificati, ma non salvati, perché avevano calpestato Cristo e ritenuto senza valore il Suo sangue.
Giacomo 5:19,20 "Fratelli, se uno di voi si svia dalla verità e qualcuno lo converte, sappia costui che chi allontana un peccatore dall'errore della sua via, salverà un'anima dalla morte e coprirà una moltitudine di peccati". La conversione, naturalmente, non è necessariamente la stessa cosa della rigenerazione. Veniamo rigenerati una volta, ma convertiti più volte. La conversione (epistrepho) significa voltarsi, cambiare il corso di marcia. Prendiamo, per esempio, il caso di Pietro. Cristo gli aveva detto: "Ma io ho pregato per te, affinché la tua fede non venga meno; e tu, quando sarai ritornato, conferma i tuoi fratelli". Quel "ritornato" è la stessa parola di "convertito". "io ho pregato per te, affinché la tua fede non venga meno; e tu, quando sarai convertito, fortifica i tuoi fratelli" (NR), "una volta ravveduto" (CEI). Se Pietro avesse perseverato nel peccato (di rinnegare Cristo), egli sarebbe stato un peccatore non salvato, morto spiritualmente. Cristo, però, lo conserva in stato di salvezza: "io ho custodito coloro che tu mi hai dato, e nessuno di loro è perito, tranne il figlio della perdizione" (Gio 17:12). Lo stesso vale quando un cristiano è riportato alla verità, allora la sua anima è preservata dalla morte. Non che fosse perduto, ma lo sarebbe stato se le preghiere di Cristo non avessero prevalso per lui come lo era stato per Pietro, e come indubbiamente avrebbero fatto per sempre (Ebr 7:25)!
2 Pietro 2:1. Abbiamo già esaminato questo versetto nel capitolo sulla Redenzione limitata.
2 Pietro 2:20-22 "Quelli infatti che sono fuggiti dalle contaminazioni del mondo per mezzo della conoscenza del Signore e Salvatore Gesù Cristo, se sono da queste di nuovo avviluppati e vinti, la loro ultima condizione è peggiore della prima. Poiché sarebbe stato meglio per loro non aver conosciuto la via della giustizia, anziché, dopo averla conosciuta, voltare le spalle al santo comandamento che era stato loro dato. Ma è avvenuto loro ciò che dice un vero proverbio: "Il cane è tornato al suo vomito", e "la scrofa lavata è tornata a voltolarsi nel fango"". La conoscenza del Signore e Salvatore è qui una conoscenza intorno a Cristo, non una conoscenza personale e salvifica di Cristo, perché allora questi sarebbero considerati pecore di Cristo (Gio 10:14), non cani e scrofe!
Apocalisse 3:5 "Chi vince sarà dunque vestito di vesti bianche e io non cancellerò il suo nome dal libro della vita, ma confesserò il suo nome davanti al Padre mio e davanti ai suoi angeli". Ogni vero cristiano è un vincitore (Rom 8:37; 2Co 2:14,15), e quindi non vedrà il suo nome cancellato dal libro della vita.
Molti di questi ammonimenti contro la defezione sono come recinti per conservare al sicuro il gregge di Cristo. I recinti non significano che le pecore possano andare perdute. E' vero il contrario. Essi sono una prevenzione che impedisca loro di perdersi. Una buona illustrazione di questo fatto si trova nell'esperienza di Paolo, quando prigioniero sulla via per Roma, in nave, incontra una forte tempesta. Nel mezzo della tempesta, Paolo dice ai passeggeri della nave che Dio gli ha assicurato che essi sarebbero stati salvati e che non avrebbero perso alcun uomo (vv. 22-25). Eppure, più tardi, quando i marinai si apprestano a fuggire su una scialuppa, Paolo dice loro che, se l'avessero fatto, essi non avrebbero potuto salvarsi (vers. 30-32). (W. T. Conner, Christian Doctrine, page 245).
Altri, sulla base delle forti espressioni greche che abbiamo esaminato, si spingono a dire che questi brani della Scrittura di fatto implicano che i salvati "avrebbero potuto cadere in apostasia e perdersi, ma che questo, per grazia di Dio, non sarebbe successo mai (Chas. G. Finney, Ibid., page 570). John W. Haley (Alleged Discrepancies of the Bible, page 170) dice che Gio 10:28-30; Rom 8:28-30,38,39 "non insegna l'impossibilità di scadere dalla grazia, ma semplicemente la certezza che questo non avverrà".
Uno degli avversari più forti dell'eterna sicurezza dei salvati è John William Fletcher (1729-1785). Delle sue argomentazioni Charles G. Finney scrisse: "Ho letto e riletto con attenzione le idee del sig. Fletcher, nel suo libro 'Scripture Scales', come pure i testi biblici da lui citati per contestare questa dottrina. Egli, però, si appoggia su numerosi brani che implicano la possibilità ed il pericolo di cadere, piuttosto che su testi che in modo non equivoco insegnano che qualcuno sia di fatto scaduto dalla grazia o caduto irreparabilmente" (Ibid. p. 618). "Il congiuntivo non può mai annullare il modo indicativo. Per esempio, Dio dice nel Salmo 125: "Quelli che confidano nell'Eterno sono come il monte Sion, che non può essere smosso. ma rimane in eterno". Nel Salmo 11:3 leggiamo: "Quando le fondamenta sono distrutte, che può fare il giusto?". In un luogo è scritto che le fondamenta non possono essere rimosse, in un altro si usa il 'se' o il 'quando'. Non sarebbe assurdo affermare che il 'se' nel secondo caso, scuota le fondamenta?
"Un 'se' non è altro che un 'se' - una semplice supposizione usata come saggio avvertimento. Una semplice supposizione non può mai determinare un fatto certo e positivo. La Scrittura dice: "Se uno distrugge il tempio di Dio", "a meno che io non sia riprovato", "se essi cadono è impossibile…", ecc. Che cosa sono queste se non sagge e ragionevoli barriere poste lungo la via - avvertimenti contro la presunzione - aiuti, con l'allarme che suonano, ad evitare accuratamente quelle cose che, se in esse si persistesse, risulterebbero nella rovina. L'avvertimento stesso, però, diventa uno strumento per cui il fedele viene preservato, protetto, conservato sulla buona strada " (George Sayles Bishop, The Doctrines of Grace, page 314).
Argomentazioni a favore: Vi prego gentilmente di leggere Giovanni 10:27-30: "Le mie pecore ascoltano la mia voce, io le conosco ed esse mi seguono; e io do loro la vita eterna e non periranno mai, e nessuno le rapirà dalla mia mano. Il Padre mio, che me le ha date, è più grande di tutti; e nessuno le può rapire dalla mano del Padre mio. Io e il Padre siamo uno". In questa porzione notate le persone a cui essa è rivolta, il loro comportamento, ciò che ad essa è provveduto, come pure la promessa fatta loro e la loro protezione.
I. Le persone
Gesù li chiama "le mie pecore". Essi possono dire: "L'Eterno è il mio Pastore" (Sal 23:1). "noi siamo il suo popolo e il gregge del suo pascolo" (Sal 100:3).
Che dire di Giuda Iscariota? In Gio 13:18 Giuda viene separato nel discorso del Salvatore dagli altri discepoli (vedi pure il vers. 10). Essi erano stati scelti da Cristo. Giuda non era, eccetto esteriormente, un "apostolo" (Gio 6:67-71). Nell'ultima citazione si noti come Giuda venga chiamato "un diavolo", come in 17:12, dove è chiamato "figlio di perdizione". In Atti 1:25 egli è descritto come egli si sia sviato da "questo ministero e apostolato", e non dalla salvezza.
Qualcuno potrebbe però chiedersi: "Le espressioni di Giovanni 17:12 sembrano però dire che pure Giuda fosse stato affidato dal Padre al Figlio". "Wescott rileva che 'la frase di eccezione non implichi necessariamente che Giuda sia da contarsi fra coloro sui quali il Signore vigilava. L'eccezione può semplicemente riferirsi all'espressione "nessuno di loro è perito, tranne il figlio della perdizione". Si confronti Mat 12:4; Luc 4:26,27; Gal 1:9; 2:16; Apo 21:27. Si metta questi a confronto con 18:9'. Winer dice pure (Sect. 67, 1. E.): 'Dei due membri paralleli di una frase, il primo talore è espresso in tali termini da sembrare comprendere il secondo, sebbene, per la natura stessa del caso, questo sia impossibile'; ed egli cita sotto questa osservazione, Att 27:22; Gal 1:19; Apo 21:27. Se le parole "conservato" e "guardato" descrivono ciò che Gesù effettivamente fece, e questo sembra essere la naturale interpretazione di questi testi, allora 'per la natura stessa del caso, è impossibile che Giuda ne fosse compreso, e quest'espressione è, grammaticalmente, parallela a Luc 4:26,27 e Gal 1:19" (Alvah Hovey, An American Commentary on the New Testament, John, p. 343).
Potremmo parafrasare il versetto (o parte di esso) in questo modo senza danneggiarne il significato: "Quelli che tu mi hai dato, io ho conservato, e nessuno degli apostoli è andato perduto, se non il figlio di perdizione".
E' sempre pericoloso ed inutile cercare di provare un punto in un modo o in un altro con la vita di personaggi biblici e confrontarli con quelli di oggi, come con Dema (2Ti 4:10). Chi viene qui salvato in primo luogo? Se è così, non c'è prova alcuna che egli sia stato perduto, o che più tardi non si sia ravveduto e non sia ritornato a Cristo (come Pietro). Chi avrebbe mai potuto supporre che Lot, rinnegando un tempo la fede, fosse da contarsi fra i salvati? Eppure lo Spirito Santo lo chiama "il giusto Lot" e "quel giusto" "tormentava ogni giorno la sua anima giusta" (2Pi 2:7,8). Vedete così come sia impossibile provare alcunché dalla vita di personaggi biblici.
II. Il loro comportamento
Delle pecore si dicono due cose. Esse "ascoltano la mia voce", dice il Figlio di Dio, e "mi seguono" (v. 27). Considerate ora bene questo. Qui abbiamo la perseveranza. Esse persevereranno fino alla fine (Mat 24:13), non cadranno o saranno di nuovo trascinati alla perdizione (Ebr 6:4-6; 10:38,39), non ritorneranno pienamente e in modo determinato nel peccato (2Pi 2:20-22); perché odono la voce di Cristo e Lo seguono! "Il vero credente è come il rivo d'acqua che scorre da una fontana vivente. Il credente spurio è come il flusso d'acqua che scorre da una coppa che sia caduta" (O. C. S. Wallace, What Baptists Believe, p. 75).
Questo risponde all'argomentazione: "Basta che dunque credo, e poi potrò vivere anche nel peccato, tanto sarei comunque salvato". "Un predicatore predicava che una volta salvati rimarremo salvi per sempre. Uno dei suoi uditori gli aveva detto: "Se credessi a quello che ha detto, potrei peccare senza problemi e fare tutto ciò che voglio'. Il predicatore però gli aveva risposto: 'Fratello, forse che già non pecchi e fai tutto ciò che vuoi?". Dopo un momento di riflessione, l'uomo risponde: "Si, pastore, più di quello che vorrei" (Buell H. Kazee, Faith is the Victory).
Chiedete ad un cristiano che crede nell'eterna sicurezza, se per caso vive come più gli piace. Potrebbe rispondere: "Volesse Dio che potessi vivere come più mi piace, perché vorrei vivere del tutto senza peccato. Mi piacerebbe essere perfetto, come perfetto è il Padre mio celeste" (Charles H. Spurgeon, Expository Encyclopedia, Vol. 12, p. 315).
Il cristiano persevera perché Dio è Colui che opera in lui il volere e l'operare, secondo il Suo beneplacito (Fil 2:13), inoltre: "Ho compreso che tutto quello che Dio fa è per sempre; non vi si può aggiungere nulla e nulla vi si può togliere e DIO fa così, perché gli uomini lo temano" (Ecc 3:14). Cristo vive nel credente (Gal 2:20), e Cristo è più grande di qualunque nemico dell'anima (1Gi 4:4). "Colui che persevera nella fede lo può fare solo perché Dio, con la Sua grazia, lo preserva; la perseveranza del credente è opera della grazia e dell'onnipotenza divina" (F. Pieper, Christian Dogmatics, Vol. III, p. 89).
III. La loro provvigione
"E io do loro la vita eterna".
Si tratta di un dono. "Io do". Il dono di Dio è la vita eterna, per Gesù Cristo, nostro Signore (Rom 6:23). E' un dono, e come tale non lo si paga, perché si tratta di grazia (Efe 2:8,9). "E se è per grazia, non è più per opere, altrimenti la grazia non sarebbe più grazia; ma se è per opere, non è più grazia, altrimenti l'opera non sarebbe più opera" (Rom 11:6). Non siamo conservati al sicuro vivendo una vita retta, osservando la legge, facendo il meglio che ci sia possibile, più di quanto questo non serva per la salvezza stessa! E' per grazia sempre.
E' un dono disponibile oggi. "Io do loro (ora) la vita eterna". La parola tradotta con "do" in Gio 3:34; 6:32, "Mio Padre vi dà il vero pane", e molti altri testi simili, sono posti nel presente perfetto. Cristo dà vita eterna in questo stesso momento alle pecore perché Egli è la loro vita (Col 3:4). Per questo "colui che crede al Figlio ha vita eterna" (Gio 3:36).
Si tratta di un dono eterno. "Vita eterna". Cristo, vita nostra, è eterno, quindi la nostra vita in Lui è pure eterna. Egli vive per sempre (Apo 1:18), e proprio perché Egli vive, anche voi vivrete per sempre (Gio 14:9). Per questo possediamo la vita di Cristo (1Gi 5:12). "Può forse terminare ciò che non ha inizio ne fine?" (W. H. Jellie, The Preacher's Homiletic Commentary, on Geremia 31:3). Il cristiano partecipa della natura divina (2Pi 1:4), e quella natura non potrà mai perire. Non potrebbe Iddio, però, ritirare quella natura da una persona? Mai. "i doni e la vocazione di Dio sono senza pentimento" (Rom 11:29). Questo vuol dire che Dio non si pentirà mai di aver dato salvezza ai Suoi.
IV. La promessa
"Non periranno mai". La versione cattolica CEI dice: "non andranno mai perdute", mentre l'interconfessionale dice: "esse non andranno mai in rovina". L'unico modo per perdere la vita è la morte. Come possono quindi i salvati perdere la vita eterna quando di essi la Scrittura dice che non periranno mai? "Poiché Dio ha tanto amato il mondo, che ha dato il suo unigenito Figlio, affinché chiunque crede in lui non perisca, ma abbia vita eterna" (Gio 3:16). La stessa parola, "eterna" è usata per l'eterna beatitudine dei salvati nell'eternità e per il castigo nel fuoco eterno" (Mat 25:46). Dio è eterno (stessa parola, Rom 16:26). Vedete quindi come sia senza fine questa vita in Cristo.
"Essi non periranno mai". Supponete però che pecchino, chiede qualcuno. Certo che essi peccano (Ecc 7:20). Se noi cristiani diciamo di non aver peccato alcuno, inganniamo noi stessi e la verità non è in noi (1Gi 1:8). Debbo ancora essere salvato quando pecco? No. Sebbene un cristiano non abbia scuse quando pecca, "Figlioletti miei, vi scrivo queste cose affinché non pecchiate; e se pure qualcuno ha peccato, abbiamo un avvocato presso il Padre: Gesù Cristo il giusto" (1Gi 2:1). La parola "avvocato" (parakletos), significa intercessore, o consolatore. Cristo intercede per noi, come propiziazione per i nostri peccati (v. 2). La parola "propiziazione" rammenta il propiziatorio dell'Antico Testamento (così tradotto in Ebr 9:5), dove il sangue era versato e Dio e uomo si incontravano riconciliati. Ecco come Cristo efficacemente espleta il suo ministero di avvocato per quelli che Gli appartengono. Per questa ragione noi siamo "salvati al massimo grado", o interamente, visto che Cristo "può anche salvare appieno coloro che per mezzo suo si accostano a Dio, vivendo egli sempre per intercedere per loro" (Rom 8:33,34).
"I peccati che noi commettiamo dopo essere stati salvati, non ci condannano forse?". No. Cristo morì per i nostri peccati (1Co 15:3), e il sangue di Gesù Cristo ci purifica da ogni peccato" (1Gi 1:7). Tutti i nostri peccati: passati, presenti e futuri. Dio si dimentica del tutto di essi (Ebr 10:17).
Supponiamo che io perda la mia fede. E' solo chi crede nel Figlio che ha vita eterna; io ce l'ho fintanto che continuo a credere. Tu non perderai mai la tua fede in Cristo, se è vera fede. Cristo prega per te non meno di quanto abbia pregato per Pietro: "Simone, Simone, ecco, Satana ha chiesto di vagliarvi come si vaglia il grano. Ma io ho pregato per te, affinché la tua fede non venga meno; e tu, quando sarai ritornato, conferma i tuoi fratelli" (Luc 22:31,32). Cristo non solo è l'autore, ma anche il Compitore della nostra fede (Ebr 12:2), Colui che la porta a compimento, fino alla fine.
Supponiamo però che io non glielo permetta! Tu non puoi fermarlo (Dan 4:35)! Egli prega che la tua fede non venga meno, ed essa non verrà mai meno. Egli è il Compitore di quella fede!
Inoltre Cristo prega che tutti i credenti possano essere preservati: "Padre santo, conservali nel tuo nome, quelli che tu mi hai dato, affinché siano uno come noi ... Io non chiedo che tu li tolga dal mondo, ma che tu li preservi dal maligno" (Gio 17:11,15), che tutti possano essere riportati a casa in gloria per contemplare le ricchezze di Cristo (v. 24). Quelle preghiere forse falliranno? Lungi da noi solo il pensiero! Il Padre sempre ascolta il Figlio rispondendo alle Sue preghiere (Gio 11:41,42; 1Gi 5:14,15).
Ogni persona salvata è preservata dalla passione di Cristo sulla croce, dalle Sue preghiere e dalla Sua potenza, "dalla potenza di Dio mediante la fede siete custoditi" (1Pi 1:5). Per tutte queste è scritto: "L'Eterno è colui che ti protegge" (Sl 121:5). "Or a colui che può salvaguardarvi da ogni caduta e farvi comparire davanti alla sua gloria irreprensibili e con grande gioia…" (Gid24). Confessate con Paolo, l'apostolo: "so in chi ho creduto, e sono persuaso che egli è capace di custodire il mio deposito fino a quel giorno" (2Ti 1:12). Ho affidato a Lui la mia anima e il mio corpo e il mio spirito, Egli li conserverà. "Il Signore mi libererà ancora da ogni opera malvagia e mi salverà fino a portarmi nel suo regno celeste. A lui sia la gloria nei secoli dei secoli. Amen" (2Ti 4:18).
"Supponiamo però che io mi allontani e mi perda lontano da Cristo. Che accade?". Cristo, il buon Pastore, andrà alla ricerca della pecora perduta "finché non la ritrovi" (Luc 15:4). Egli ha detto: "Io non ti lascerò e non ti abbandonerò" (Ebr 13:5). Mai!
"Non si stuferà forse della mia testardaggine?". Egli risponde: "Tutto quello che il Padre mi dà verrà a me; e colui che viene a me, io non lo caccerò fuori" (Gio 6:37). E' la stessa parola tradotta con "mai" in Gio 10:28. Cristo non ti caccerà via mai, dico mai! Anche il credente più povero in Gesù Cristo "Chi ascolta la mia parola e crede a colui che mi ha mandato, ha vita eterna, e non viene in giudizio, ma è passato dalla morte alla vita" (Gio 5:24). Se mai fosse cacciato via, se mai fosse condannato e andasse perduto dopo aver creduto ed essere salvato, Dio non avrebbe mantenuto la Sua Parola ed avrebbe mentito! Bestemmia!
Pensate voi che Gesù Cristo sia più interessato a pani e pesci di quanto non gli interessino anime preziose? Colui che aveva nutrito con pani e pesci 5000 uomini, senza contare le donne e i bambini, disse: "Raccogliete i pezzi avanzati perché niente si perda" (Gio 6:12). Lo stesso Salvatore disse: "questa la volontà del Padre che mi ha mandato: che io non perda niente di tutto quello che egli mi ha dato, ma che lo risusciti nell'ultimo giorno" (Gio 6:39). E' volontà del Padre che Egli non perda nulla di ciò che Gli è stato dato. Lo Spirito Santo attesta che ciascuno di quelli che sono stati preconosciuti, predestinati, chiamati, giustificati, verranno glorificati (Rom 8:29,30), perché questo è tutto compreso. Cristo soffrì sulla croce per riportarci a Dio (1Pi 3:18). Egli non fallirà nei Suoi intenti (Isa 42:4). Cristo ci confermerà fino alla fine "vi confermerà fino alla fine, affinché siate irreprensibili nel giorno del nostro Signore Gesù Cristo" (1Co 1:8).
"I santi vengono comparati … al monte Sion, il quale non verrà mai smosso" (Sal 25:1; e ad una casa costruita sulla roccia (Mat 7:24). Sebbene possano cadere, Dio sempre li rialza (Sal 37:24; Pro 24:16), (Christopher Ness, An Antidote Against Arminianism, p. 96).
"Nessun uomo saggio che abbia un fine da raggiungere trascurerà di avvalersi e di usare in modo appropriato mezzi per raggiungere quel fine. Se è in suo potere farà in modo che quei mezzi siano efficaci, altrimenti non si sarà dimostrato saggio. Il fine che Dio si propone, ed ha fissato, al riguardo del Suo popolo, è la loro salvezza. Non sarà mai coerente con la Sua sapienza l'avvalersi di mezzi insufficienti, o non renderli efficaci, se questo è in suo potere. Tanto più dovrà usare tali mezzi per evitare che quelli che ha destinato alla salvezza, periscano… Dove sarebbe la Sua sapienza nel destinare uomini alla salvezza se non riuscisse a raggiungere questo fine? Mandare Suo Figlio per redimerli, e poi fallire in questo compito? Mandare loro il Suo Spirito, iniziare in loro un'opera di grazia, e poi non terminarla? (John Gill, Body of Divinity, pp. 564-565).
V. La loro protezione
" …e io do loro la vita eterna e non periranno mai, e nessuno le rapirà dalla mia mano. Il Padre mio, che me le ha date, è più grande di tutti; e nessuno le può rapire dalla mano del Padre mio" (vers. 28-29). La parola "nessuno" include qualsiasi persona (Satana) e anche qualsiasi circostanza (peccato ecc.) ci può strappare dalla mano onnipotente che ci trattiene. Questo include anche voi. Non potete né volerlo né saltarne fuori.
Eppure leggiamo: "Il buon Pastore ama le Sue pecore; se le pecore deliberatamente si liberano dalle braccia del Pastore, saltano giù dal precipizio e si rompono il collo, l'amore del Pastore è vano; ma Egli ama le pecore ciononostante" (Theodore Hoyer, The Abiding Word, Vol. II, p. 227).
Il divino Pastore non è né così ignorante del carattere e dei movimenti delle Sue pecore (Sal 103:14), o così debole che non possa trattenerle fermamente (Isa 40:11), né così sbadato da permettere loro che siano distrutte (Sal 91:11). "Gesù pagò un prezzo troppo alto da non potersi permettere che quel Giorno i Suoi gioielli manchino all'appello. Se venne dal Cielo per morire per noi quando ancora noi Lo odiavamo, potrebbe forse lasciarci perire, ora che noi Lo amiamo? (Rom 5:8-10). Lutero esclamò arditamente; 'Che Colui che morì per la mia anima, la accompagni alla sua salvezza'. Egli veramente ci ama fino alla fine (Gio 13:1). Egli provvede a che la prima giustificazione del peccatore credente diventi la giustificazione permanente del credente peccatore. Quello che fa è inappellabile (Rom 11:29). Egli ci tiene nelle Sue mani. Egli dice: "io do loro la vita eterna e non periranno mai, e nessuno le rapirà dalla mia mano" (Gio 10:28). 'Che cosa diresti se, dopo tutti, qualcuno semplicemente scivolassi dalle Sue mani?' qualcuno chiese. 'Oh, io non posso', rispose la donna, 'Io sono la sua mano'. E' vero, 'Non sapete voi che i vostri corpi sono membra di Cristo?' (1Co 6:15)" (W. F. Beck, Concordia Theological Monthly, p. 506, July 1952).
I nomi tribali del popolo di Dio erano incisi sulle pietre dell'Efod (Eso 26:8-14), e incisi sulle pietre della fascia pettorale del Sommo Sacerdote nell'Antico Testamento (Eso 28:15-29), da essere indossata "continuamente, di fronte al Signore" (vv. 12 e 29). Più tardi il Signore disse ad Israele: "Ecco, io ti ho scolpita sulle palme delle mie mani, le tue mura mi stanno sempre davanti" (Isa 49:16). Non sono solo scritti su di esse, facilmente cancellabili, ma sono scolpiti.
Certamente avrai letto abbastanza per sapere che la potenza e l'amore di Dio conserva l'eletto in stato di salvezza, e lo porta con sicurezza nel porto del Cielo. Ora, se fosse possibile che una persona salvata si perdesse di nuovo, "perché Dio non la fa uscire dal mondo mentre si trova in quello stato per non metterla a rischio? Certamente nessuno può dire che Egli non potrebbe farlo, o perché Egli non preveda la loro futura apostasia. Perché, allora, continua a lasciare l'oggetto del Suo amore qui in questo mondo per vederlo poi cadere nel peccato e perire? Il suo dono della vita eterna a questi cristiani, non sarebbe altro che un'infinita maledizione posta su di loro. Chi potrebbe realmente credere che il Padre celeste non si prenda migliore cura dei Suoi figli che questo? (L. Boettner, Ibid., p. 183).
Dio protegge i Suoi redenti con grande sicurezza perché ha dato loro lo Spirito Santo: "col quale siete stati sigillati per il giorno della redenzione" (Efe 4:30). E' la il divino "lucchetto a tempo" che preserva i salvati fino a che giungeranno al sicuro nell'eternità. Le banche possiedono massicce casseforti sotterranee di solito acciaio. Una volta chiuse per la notte, nessuno può aprirle dall'esterno finché l'orologeria permette al meccanismo di riaprirsi il mattino seguente. Se però tu sapessi come, la porta potrebbe essere aperta dall'interno con un cacciavite. La serratura è stata sigillata per poter essere aperta solo alla fine.
Forse che questo non pregiudica la libertà del cristiano? "Nessuno nega che i redenti in cielo saranno preservati in santità. Se però Dio è in gradi di preservare i Suoi santi in cielo senza violare il loro libero arbitrio, non potrebbe forse Egli pure preservare i Suoi santi sulla terra senza violare il loro libero arbitrio? (L. Boettner, Ibid., p. 184).
In conclusione. A coloro che ancora pensano che per essere salvati essi debbano fare "la loro parte" - "Voi sareste dannati entro un secondo, se la grazia non vi impedisse di cascare all'inferno " (Chas. H. Spurgeon, Expository Encyclopedia, Vol. 12, p. 312). "Se sia Satana che Adamo decaddero dalla loro perfetta santità, è un milione a uno che, in un mondo pieno di tentazioni e con ogni appetito ed abitudine che milita contro di me, io sicuramente pure decadrei dall'imperfetta santità, se Dio, con la Sua onnipotenza non me lo impedisse" (S. R. Mason, citato in A. H. Strong's Systematic Theology, p. 883).
Se un'anima sia pur salvata potesse tornare ad essere perduta, allora anche andrebbe perduto il carattere di Dio e Dio perderebbe Egli stesso più di quanto una qualsiasi anima perduta potrebbe perdere. "Se decadesse e andasse perduta, ogni ufficio, ed opera, ed attributo di Cristo verrebbero macchiati ed infangati. Se un qualsiasi figlio di Dio dovesse perire, dove andrebbero gli impegni assunti da Cristo nel Patto? Che varrebbe come Mediatore del Patto e Garante, se non avesse reso certe le promesse alla Sua discendenza? Fratelli miei, Cristo è stato reso leader e comandante del popolo, per portare molte anime alla gloria; ma se non le portasse tutte alla gloria, dove andrebbe il Suo onore di Capitano? Dove sarebbe l'efficacia del Suo prezioso sangue, se di fatto non le redimesse? Se solo redimesse per un periodo limitato e tollerasse che qualcuno perisse, dove sarebbe il suo valore? Se solo potesse cancellare il peccato per poche settimane, e poi permettesse al peccato di ritornare e di rimanere su di noi, dove, dico, sarebbe la gloria del Calvario, e dove sarebbe il lustro delle ferite di Gesù? Egli vive. Egli vive per intercedere, ma come potrei onorare la Sua intercessione, se essa non avesse frutto? Forse che non prega: 'Padre, io vorrei che essi pure, coloro che Tu mi hai dato, siano con me dove sono io', e se essi non saranno trovati alla fine con Lui dove Egli è, dove andrebbe l'onore della Sua intercessione? Se l'Intercessore fallisse, non potrebbe pure il Mediatore essere "licenziato" per incapacità? Non è forse Egli oggi unito al Suo popolo? Che valore avrebbe, però, la nostra unione con Cristo, se quell'unione non assicurasse la salvezza? Non è Egli forse ora alla destra di Dio, che prepara una dimora per i Suoi santi; e preparerebbe Egli una dimora per loro per poi vederla irrimediabilmente vuota perché avrebbe perduto per strada i potenziali occupanti? Com'è possibile che Egli prepari arpe e corone per coloro che mai le userebbero? Fratelli miei, la perdita di uno solo vero figlio di Dio, sarebbe un tale disonore per Gesù, che non posso nemmeno contemplare quest'idea senza aver paura di bestemmiare. Un vero credente che finisce all'Inferno! Oh che risate vi sarebbero laggiù, che grida di scherno! Direbbero di laggiù: "Ah! Il principe della vita e della gloria! Noi ti abbiamo sconfitto. E tu, anima che pensavi di salvarti affidandoti a Cristo, siamo riusciti a strapparti comunque dalle sue mani! Abbiamo strappato un gioiello della sua corona. Ecco, vedete! Hai rendendo quest'anima con il tuo sangue, ma questo non è servito a molto: eccola all'inferno! Siamo riusciti a sconfiggere e frustrare i piani della redenzione! Abbiamo strappato il patto eterno, abbiamo trionfato sulla potenza del Mediatore, gettato a terra il suo sangue per calpestarlo!'. Potrebbe forse accadere questo? Domanda atroce! No, questo non potrà mai succedere!" (Chas. H. Spurgeon, Ibid., pp. 298-299).
Ci si può ancora chiedere: "E i bambini? Non sono forse salvati tutti i bambini? Se morissero, non andrebbero tutti in paradiso? Allora essi sono salvati nella loro infanzia. Quando raggiungono l'età della responsabilità e respingono Cristo, si perdono, e questo fintanto che non vi volgono a Cristo. Vedete quindi che vi sono molti che una volta erano salvati, e poi dopo si perdono!" A questa domanda si può rispondere in diversi modo. 1. Solo i bambini eletti vengono salvati, e solo i bambini eletti, quando muoiono, sono destinati al Paradiso. 2. Quando i bambini non eletti muoiono, essi sono perduti. Non c'è alcuna ingiustizia in questo. Se il bambino avesse vissuto e fosse cresciuto fino all'età adulta, avrebbe solo rifiutato Cristo, ed avrebbe solo accumulato più peccati e castigo. Nel bambino Dio vede il tutto. Noi no. Alla fine che differenza vi potrebbe essere se andranno all'inferno da piccoli o da grandi, se in ogni caso avrebbero respinto il Salvatore?
Potrebbe mai, allora, un'anima salvata tornare ad essere perduta? Ascoltate la Parola di Dio, in chiusura: Il cristiano ha una vita che non potrà mai più essere pregiudicata (Rom 8:31-39; Col 3:3; Fil 1:6); un rapporto che non potrà mai più essere abrogato (Gal 3:26; 1Gi 3:1-2; Rom 8:18); una giustizia che non potrà mai essere contestata (Rom 3:25-26; 1Co 1:30; 2Co 5:21); un'accettazione che non potrà mai più essere messa in questione (Efe 1:6; Rom 8:3-34); un giudizio che non potrà essere ripetuto (Rom 8:1; Gal 3:13; Gio 5:24); un titolo che non potrà mai più essere oscurato (2Ti 1:12; Efe 1:13-14; 1Pi 1:3-5); una posizione che non potrà mai più essere contestata (Rom 8:29-34; 1Gi 4:17; Rom 5:12); una giustificazione che non potrà mai più essere capovolta (Rom 8:30-34; Efe 1:4-13; Fil 3:10); un sigillo che non potrà mai più essere infranto (Efe 1:13; 4:30; 2Ti 2:19); un'eredità che non potrà mai più essergli tolta (1Pi 1:3-5; Efe 1:11,14,18,19; Col 1:12); una risorsa che non potrà mai essere diminuita (2Co 9:8; Col 3:3; Efe 3:20-21); una banca che non sarà mai chiusa (Rom 11:33; Fil 4:19; Efe 1:7); una pace che non potrà mai più essere disturbata (Rom 5:1; Fil 4:6-7; Isa 26:3); una gioia che non potrà mai essere sorpassata (Gal 5:22; Rom 5:1-3; Fil 4:4; 1Pi 1:8); una potenza che non si esaurirà mai (Efe 1:18-19; Fil 4:13; Cl 1:11); una salvezza che non potrà mai essere revocata (Rom 8:1; Isa 45:17; Ebr 5:9); una Bibbia che non sarà mai distrutta (1Pi 1:23-25; Ebr 4:12; Mat 24:35); un Intercessore che non verrà mai squalificato (Rom 8:34; Ebr 7:25; Rom 8:26); una gloria che non potrà mai essere diminuita (Col 3:4; 2Co 4:16-17; Rom 8:18); un destino che non potrà mai essere cambiato (Rom 8:28-31; Gio 10:27-30; Gid24).
"Una delle prove migliori che l'amore di Dio non avrà mai fine è che esso non ha alcun punto di partenza, perché è eterno (L. Boettner, Ibid., pp. 198-199). Vedi Ger 31:3.
Infatti io sono persuaso che né morte né vita né angeli né principati né potenze né cose presenti né cose future, né altezze né profondità, né alcun'altra creatura potrà separarci dall'amore di Dio che è in Cristo Gesù, nostro Signore (Rom 8:38-39). Amen!
DEI GRATIA!
Testo di Paolo Castellina, composto basandosi su delle meditazioni di Charles Spurgeon (Fonte)
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