Alcuni usano questo versetto "Quando questa lettera sarà stata letta da voi, fate che sia letta anche nella chiesa dei Laodicesi, e leggete anche voi quella che vi sarà mandata da Laodicea" (Colossesi 4:16) per sostenere che esistesse anche una lettera ai laodicesi, scritta da Paolo ed ispirata da Dio e non giunta fino a noi.
Ma si tratta di una lettura inaccurata, in quando Paolo non parla affatto di una lettera da lui mandata ai laodicesi, ma di una lettera che sarebbe stata mandata dai laodicesi ai colossesi. Dato che allora le epistole circolavano tra le chiese, essa poteva essere qualunque delle quattordici lettere di Paolo presenti nel nuovo testamento.
Molto probabilmente faceva riferimento alla Lettera agli Efesini da lui inviata ad Efeso e poi arrivata a Laodicea, vista la breve distanza tra le due città. Anche qui come nel caso che abbiamo già analizzato delle "tre lettere a Corinto" si costruisce un'ipotesi sulla esistenza di uno scritto apostolico, sulla base assolutamente di nulla. Questo atteggiamento evidenza anche una grave mancanza di fede in chi sostiene tale tesi, perché presuppone un "dio fallibile" che prima ispira uno dei suoi apostoli a redarre un testo e poi non riesce a farlo arrivare con successo presso le chiese a cui era rivolto.
Possibile che Colui che ha vinto la morte non riesca a consegnare una lettera?
Esiste un apocrifo risalente al sesto secolo dove il falsario impersona Paolo, il testo è presente nel manoscritto di Fulda e lo riporto a fine conoscitivo:
Lettera ai laodicesi. [1] Paolo (eletto) non da uomini né per mezzo di un uomo, ma per mezzo di Gesù Cristo, ai fratelli di Laodicea: [2] grazia e pace a voi da Dio Padre e dal Signore Gesù Cristo. [3] In ogni mia preghiera ringrazio Cristo per la vostra permanenza in lui, per la vostra perseveranza nelle sue opere, nell'attesa della promessa per il giorno del giudizio. [4] Non lasciatevi distogliere dalle vane parole di certi uomini che intendono allontanarvi dalla verità del vangelo da me predicato. [5] Ed ora Dio conceda che i miei discepoli contribuiscano al progresso della verità del vangelo... e pratichino la bontà e le opere salvifiche della vita eterna. [6] Le catene, che sopporto in Cristo, nelle quali godo e mi rallegro, sono ora pubbliche: [7] ciò contribuisce alla mia eterna salvezza, insieme all'aiuto delle vostre preghiere, con l'assistenza dello Spirito santo, sia per la vita sia per la morte. [8] La mia vita, infatti, è in Cristo e il morire è per me una [9] gioia. Egli mostrerà in voi la sua misericordia, facendo sì che abbiate lo stesso amore e nutriate sentimenti unanimi. [10] Dunque, carissimi, mantenete saldamente quanto avete udito quand'ero presente: come ricordate, così agite nel timore di Dio e avrete la vita per sempre, [11] giacché è Dio che agisce in voi. [12] Tutto quello che fate, fatelo senza rimpianto. [13] Del resto, carissimi, gioite nel Signore e guardatevi da coloro che sono alla ricerca di sordidi guadagni. [14] Tutte le vostre preghiere siano davanti a Dio e voi siate perseveranti nel pensiero di Cristo. [15] Fate tutto ciò che è integro, vero, pudico, giusto, ama [16-17] Conservate nel vostro cuore quanto avete udito e ricevuto, e sarà con voi la pace. [18] Vi salutano tutti i santi. [19] La grazia del Signore Gesù Cristo sia con il vostro spirito. [20] Fate in modo che questa lettera sia letta dai Colossesi e quella dei Colossesi da voi.
La "firma" del falsario, è evidente. Basti pensare che parla di "opere salvifiche" (v.5) e non di opere quali frutto della vera salvezza come dice Paolo (Efesini 2:8-10) come al v.8 copia spudoratamente la Parola autentica in "Infatti per me il vivere è Cristo e il morire guadagno" (Filippesi 1:21) e come nel finale "specchia" ovvero mostra l'altro aspetto di quanto scritto da Paolo in Colossesi 4:16.
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