domenica 14 agosto 2016

Tutti i 27 libri del nuovo testamento sono stati consegnati alle chiese locali dagli apostoli



Secondo una nota teoria di stampo modernista e liberale, nessuno degli autori del nuovo testamento nel primo secolo aveva la minima consapevolezza di stare scrivendo dei libri ispirati da Dio, né la
conoscenza che ci fossero dei libri ispirati e tanto meno di quali fossero. Non ci sarebbe stata inizialmente alcuna comprensione da parte degli apostoli e delle prime chiese che i 27 libri erano "Scrittura" ovvero Parola di Dio al pari dell'antico testamento. Il riconoscimento divino di tali libri sarebbe stata una opera molto lenta, progressiva, incerta e zoppicante, avvenuta nel corso del secondo e terzo secolo, con un gran numero di dubbi ed incertezze a riguardo. La luce e la comprensione di quale è il canone vero, sarebbe arrivata alle chiese soltanto nel tardo quarto secolo, grazie a dei concili ecclesiali  in nord Africa (Ippona 393, Cartagine 397 e 419) dove finalmente il canone venne "deciso dalla chiesa".

Fermo restando che è storicamente autentico che le chiese nel quarto secolo hanno operato un discernimento tra gli scritti apostolici e quelli non apostolici, si tende a presentare questa scelta in modo poco preciso, quasi come se i responsabili di queste chiese abbiano operato guidati da una rivelazione. Al contrario tale scelta fu operata in base a tre criteri molto precisi che andiamo ora ad elencare:

L’apostolicità, cioè l’attribuzione degli scritti, direttamente o indirettamente, ad apostoli. L’apostolo ebbe nella Chiesa una funzione unica, quella di testimone oculare; per conseguenza solo gli scritti che hanno per autore un apostolo o un discepolo di un apostolo furono presi a garanzia della purezza della testimonianza cristiana.

Il consenso delle chiese: cioè il fatto che fossero stati accolti e letti durante la liturgia in tutte o quasi tutte le comunità ecclesiali.

La conformità all'insegnamento ecclesiale trasmesso oralmente dagli apostoli, per quanto riguarda il contenuto; furono scelti quei libri che erano in armonia con la tradizione orale e rifiutati tutti quelli che presentavano la figura di Gesù in modo difforme da quello tramandato. Perciò scritti pur attribuiti ad Apostoli sono stati rifiutati: è il caso del Vangelo di Pietro (secondo una testimonianza di Serapione di Antiochia, della fine del II sec., trasmessaci da Eusebio di Cesarea (Hist. Eccl. VI,12,2-6).
Sinora la quasi totalità di coloro che si sono occupati del canone, si sono limitati ad elencare questi tre criteri ma nessuno si è fermato a riflettere in base a quale avvenimento storico i criteri stessi sono stati determinato. Si è parlato dei criteri in base ai quali i libri furono scelti, ma non si è posta alcuna attenzione alla loro origine, a cosa deve averli definiti.

Origine del criterio di apostolicità? Quale evento storico ha portato le chiese a credere che questi 27 libri e non altri, fossero opera di apostoli o loro immediati collaboratori?

Origine del criterio del consenso? Quale evento ha portato le chiese ad avere un consenso sull'utilizzo nella lettura e nella predicazione a livello di quasi tutte le chiese locali?

Origine del criterio della conformità? Quale evento storico ha portato le chiese a considerare ispirati soltanto i libri che presentavano Gesù in modo coerente con l'insegnamento degli apostoli ed a scartare i libri che lo presentavano in modo differente?

Se si analizzano accuratamente questi tre punti, facendo riferimento in particolare al primo, diventa evidente che l'unica spiegazione possibile è che i libri del nuovo testamento, subito dopo essere stati scritti da un apostolo o da un suo collaboratore, sono stati considerati immediatamente Parola di Dio ed inviati ad una o più chiese, non esiste alcuna altra possibilità.

Questo spiega perfettamente perché vennero considerati opera di apostoli e collaboratori, spiega perfettamente la loro diffusione in quasi tutte le chiese sin dai primi anni e spiega perfettamente la loro coerenza con l'insegnamento degli apostoli. I libri non apostolici  (apocrifi e gnostici) introdotti successivamente da eretici ed i libri devozionali non ispirati (come Didachè e Pastore di Erma) non avevano queste tre caratteristiche per il semplice motivo che non erano stati scritti dagli apostoli (inviati) di Gesù Cristo nel primo secolo, ma erano innovazioni successive.

Una verifica per questa ipotesi, la possiamo trovare nel nuovo testamento, cercando di capire se gli autori degli scritti avevano consapevolezza della ispirazione divina dei loro testi e della ispirazione degli scritti degli altri apostoli di cui erano al corrente. Ho trovato tre punti davvero interessanti:

Pietro conferma l'ispirazione di tutte le quattordici lettere di Paolo. "Considerate che la pazienza del nostro Signore è per la vostra salvezza, come anche il nostro caro fratello Paolo vi ha scritto, secondo la sapienza che gli è stata data; e questo egli fa in tutte le sue lettere, in cui tratta di questi argomenti. In esse ci sono alcune cose difficili a capirsi, che gli uomini ignoranti e instabili travisano a loro perdizione come anche le altre Scritture" (2Pietro 3:15-16). Secondo Pietro, tutte le lettere scritte dall'apostolo Paolo erano vere e proprie "Scritture", al pari dell'antico testamento, da lui citato altrove* nelle sue epistole, chiamandolo sempre Scrittura. Questo rende molto poco credibile la dottrina modernista. Pietro riconosce che le lettere scritte da Paolo sono il frutto di una sapienza speciale, da lui ricevuta da Dio, il riferimento alla ispirazione è evidente. Inoltre possiamo anche dire serenamente che si tratta di tutte le epistole, nessuna esclusa, in quanto se una delle lettere da lui scritte e trasmesse alle chiese fosse stata apocrifa, ci avrebbe sicuramente avvertito. Pietro non aveva bisogno di leggere gli atti di un sinodo del quarto secolo per sapere che gli scritti di Paolo erano ispirati, ma era conoscenza comune e condivisa tra tutte le chiese dell'epoca.

Paolo conferma l'ispirazione divina del vangelo di Luca e degli atti degli apostoli. "Gli anziani che tengono bene la presidenza siano reputati degni di doppio onore, specialmente quelli che si affaticano nella predicazione e nell'insegnamento; infatti la Scrittura dice: "Non mettere la museruola al bue che trebbia" e "L'operaio è degno del suo salario" (1Timoteo 5:17-18) Qui Paolo cita due Scritture, considerandole Parola di Dio: "Non metterai la museruola al bue che trebbia" (Deuteronomio 25:4). "Rimanete in quella stessa casa, mangiando e bevendo di quello che hanno, perché l'operaio è degno del suo salario" (Luca 10:7). Per Paolo il Vangelo di Luca era considerato Scrittura ispirata, esattamente al pari del Deuteronomio. Inoltre sappiamo da alcune fonti storiche che sul finire del primo secolo il Vangelo di Luca era trasmesso alle chiese collegato al libro di atti e che i due libri erano considerati uno solo, per cui è ragionevole allargare anche ad Atti l'ispirazione della Scrittura a cui fa riferimento Paolo.

Paolo conferma l'ispirazione del Vangelo di Matteo. "Ai coniugi poi ordino, non io ma il Signore, che la moglie non si separi dal marito (e se si fosse separata, rimanga senza sposarsi o si riconcili con il marito); e che il marito non mandi via la moglie. Ma agli altri dico io, non il Signore: se un fratello ha una moglie non credente ed ella acconsente ad abitare con lui, non la mandi via" (1Corinzi 7:10-12) citazione tratta da: "Egli rispose loro: Non avete letto che il Creatore, da principio, li creò maschio e femmina e che disse: Perciò l'uomo lascerà il padre e la madre, e si unirà con sua moglie, e i due saranno una sola carne? Così non sono più due, ma una sola carne; quello dunque che Dio ha unito, l'uomo non lo separi" (Matteo 19:4-6). Paolo scrivendo ai Corinzi, fa riferimento diretto al comando di Gesù dato nel Vangelo di Matteo per il quale i coniugi non si sarebbero dovuti separare. Anche qui c'è un riferimento chiaro ad un testo che si sapeva per certo ispirato da Dio.

Sappiamo che a queste tre conferme possono essere mosse alcune critiche, come ad esempio "non è chiaro a quali lettere di Paolo facesse riferimento Pietro, che Paolo non facesse riferimento anche ad Atti ma solo al Vangelo di Luca, che Paolo non volesse citare il Vangelo di Matteo ma un insegnamento orale di Gesù che circolava nelle chiese" ecc. Ebbene anche se così fosse, si tratta comunque di punti insignificanti, dato che nessuno di essi smentisce la nostra tesi principale, che i libri del nuovo testamento furono scritti da apostoli e collaboratori apostolici ed imposti alle chiese come Parola di Dio autorevole. "Se qualcuno pensa di essere profeta o spirituale, riconosca che le cose che io vi scrivo sono comandamenti del Signore" (1Corinzi 14:37). "Ora, riguardo a ciò che vi scrivo, ecco, vi dichiaro, davanti a Dio, che non mento" (Galati 1:20). "Quando questa lettera sarà stata letta da voi, fate che sia letta anche nella chiesa dei Laodicesi, e leggete anche voi quella che vi sarà mandata da Laodicea" (Colossesi 4:16). Gli scritti dei Padri più antichi (detti "Padri Apostolici", ovvero "contemporanei agli Apostoli») testimoniano una cognizione dell'esistenza di certi libri che in seguito formeranno il nuovo testamento, più di una volta citati. Queste citazioni e allusioni inducono a pensare che essi riconoscessero a tali libri una autorità; ciò sembrerebbe avvalorato dal fatto che, benché raramente, essi paiono applicare a passi del nuovo testamento le formule già in uso per introdurre quelli canonici dell'antico testamento ("la Scrittura dice" oppure "è scritto"). Tutti gli scritti che oggi fanno parte del canone sono menzionati nel complesso da questi Padri, eccetto la III lettera di Giovanni; ma la sua estrema brevità (13 versetti in tutto) ed il contenuto dottrinalmente trascurabile, spiega facilmente come non sia capitato agli autori di questo periodo l’occasione di nominarla. Senza una origine apostolica per questi 27 scritti, essi non sarebbero mai stati attribuiti agli apostoli, non sarebbero stati letti in tutte le chiese, non sarebbero stati conformi all'insegnamento degli apostoli, non sarebbero stati esenti da critiche sulla loro canonicità dal quarto secolo ad oggi, non sarebbero ancora oggi accettati da tutte le confessioni cristiane (non solo evangeliche, ma anche protestanti, cattoliche, ortodosse, copte, ecc.). Per chiarire ulteriormente quanto avvenuto, semplifichiamo con uno schema esplicativo.


Schema chiarificatorio sull'origine apostolica del canone del nuovo testamento

1. Gesù dopo la sua risurrezione ha dato agli apostoli il mandato di predicare il Vangelo della salvezza in tutto il mondo (Mt 28:20).

2. Con il passare del tempo e la scomparsa dei primi apostoli (At 12:2), alcuni dei restanti insieme ai loro collaboratori, su ispirazione divina mettono per iscritto la loro predicazione (Gv 20:31) mediante vangeli ed epistole (L'Apocalisse non è altro che una lunga epistola, Atti non è altro che il secondo libro del vangelo di Luca) che inviavano alle chiese come Parola di Dio autorevole (1Cor 14:37; Col 4:16; Lc 1:3; At 1:1).

3. Alcune chiese che non avevano ricevuto un vangelo od un epistola da un apostolo o collaboratore avevano dubbi sulla loro ispirazione o la negavano, altre chiese a causa di erronee trasmissioni di fede accettarono temporaneamente come ispirati scritti non apostolici (2Ts 2:2). Questo periodo di incertezza durò dalla fine del primo secolo al termine del quarto ed ha dato origine alla leggenda modernista della inesistenza degli scritti ispirati nel primo secolo. In verità essi sono sempre esistiti, accompagnati da un solido sostegno apostolico a riguardo, purtroppo non tutte le chiese ne erano al corrente. C'è una diversità enorme tra dire che ognuno dei 27 scritti è stato considerato Parola di Dio sin dal giorno in cui è stato scritto (anche se molti non erano al corrente di questa considerazione) ed il dire che nessuno sapeva che fosse Parola di Dio finché venne deciso a tavolino 350 anni dopo.

4. Questo non significa tuttavia che in questo periodo il canone non esistesse, dopo alcuni dubbi iniziali il libro di Apocalisse fu accettato da tutte le chiese, dei 27 libri apostolici ben 22 erano accettati da tutte le chiese nel corso del terzo secolo, i dubbi erano soltanto su questi: Lettera agli Ebrei, Seconda lettera di Pietro, Seconda lettera di Giovanni, Terza lettera di Giovanni, Lettera di Giuda. Alcune chiese accettavano come ispirati anche dei libri apocrifi come il vangelo di Pietro, la Didachè, ed il pastore di Erma ma furono dei periodi transitori. Infine le chiese riunite in confronto, facendo un lavoro di accurata indagine e ricerca, risalirono a quali scritti erano stati effettivamente consegnati alle chiese dagli apostoli e ne confermarono un elenco di 27 libri che da allora non è stato più messo in discussione da nessuna chiesa cristiana, e che oggi è comune a evangelici, cattolici, ortodossi, copti, anglicani e tutte le altre denominazioni. La prima attestazione scritta dei 27 libri è di Atanasio del 367, ma non si trattava ovviamente di una sua invenzione ma di quanto definito dalle chiese e che lo stesso Atanasio aveva imparato da altri credenti dopo la sua conversione.

Il problema di fondo è che la tesi modernista strumentalizza la incertezza riguardo al canone neotestamentario delle chiese del secondo e terzo secolo come un pretesto. Cercano di fare credere che non è vero che ognuno dei 27 libri ispirati quando è stato scritto da un apostolo è stato imposto come Parola di Dio, Scrittura autorevole alle chiese locali che erano nei pressi di quell'apostolo, ma che nessuno lo sapeva sino alle decisioni ecclesiali del quarto secolo. Per esempio la chiesa di Roma sapeva che la epistola ai Romani era Parola di Dio sin dal primo momento in cui la ricevette da Paolo. Allo stesso modo le chiese dell'Asia minore a cui l'apostolo Giovanni scrisse il libro di Apocalisse seppero sin dal primo istante che quel libro era Parola di Dio, senza alcuna necessità di concili ecclesiastici ed approvazioni ufficiali, la parola di Giovanni era più che sufficiente. Perché bisogna concentrarsi sulla ignoranza della ispirazione di Apocalisse che avevano le chiese lontane da Giovanni e bisogna ad ogni costo ignorare che le chiese vicino a Giovanni lo sapevano? Nessuno studioso contemporaneo del canone si è mai posto questa domanda. Apocalisse è stato ispirato da Dio quando è stato scritto, non quando tutte le chiese hanno saputo della sua ispirazione. Anche quando il canone dei 27 libri era ignoto nei dettagli alle chiese locali, era noto allo Spirito Santo, così come quando un apostolo scriveva un libro sapeva bene che si trattava di un testo ispirato: lo stesso Spirito che ispirava la stesura del testo, confermava la divinità del testo stesso e spingeva l'apostolo che lo aveva redatto a mandarlo alle chiese come Parola di Dio scritta ed autorevole.

Se tu scrivi dieci libri e li diffondi in giro, magari alcuni faticano a riconoscere il tuo stile di scrittura e ci sono dei dubbi a riguardo per un certo tempo... poi dopo alcuni anni tutti i tuoi testi vengono trovati e riuniti. Tuttavia questo non significa che essi sono "diventati opera tua" soltanto quando sono stati resi pubblici i loro titoli! Essi lo sono sempre stati, sia quando sono stati scritti, sia quando nessuno sapeva con certezza che fossero opera tua.

Si tratta di "fumo negli occhi" quando si parla di "formazione" del canone, si deve invece parlare all'esatto opposto di riscoperta, riconoscimento, presa di coscienza, maggiore comprensione, ecc. del canone ispirato già esistente sin dall'inizio. Canone biblico = tutti i libri ispirati da Dio. Va da sé che i libri del nuovo testamento prima di essere stati scritti non erano ancora nel canone, giusto per abbattere i falsi parallelismi tra la concezione biblica dell'ispirazione e quella islamica della "libro sacro non creato". Ovviamente Dio sapeva già quali libri avrebbe ispirato di scrivere ed il loro contenuto lettera per lettera, ma questo vale per ogni dettaglio ed ogni avvenimento della storia ed anche per i potenziali avvenimenti che non sono mai accaduti.

Pretendere che i testi sacri abbiano "bisogno" del riconoscimento umano per essere considerati canonici, è una devastante prospettiva antropocentrica, centrata sull'uomo e non su Dio come è invece nella rivelazione biblica. Si tratta di una forma di sottile idolatria, è noto che l'uomo peccatore cerca di resistere alla sovranità assoluta di Dio. Invece ciò che determina il divenire della storia è sempre e solo il piano di Dio, ed ogni avvenimento prima di essere messo in atto da ogni creatura, è già presente da ogni eternità nella mente di Dio.

"Il piano dell'Eterno dimora per sempre e i disegni del suo cuore per ogni generazione" (Sal 33:11)

"Ci sono molti disegni nel cuore dell'uomo, ma solo il piano dell'Eterno rimarrà fermo" (Pr 19:21)

"Così il re non diede ascolto al popolo, perché l'andamento delle cose dipendeva dall'Eterno, affinché si adempisse la parola che l'Eterno aveva rivolto a Geroboamo" (1Re 12:15)

"Dio infatti ha messo nei loro cuori di eseguire il suo disegno, di avere un unico pensiero e di dare il loro regno alla bestia finché siano adempiute le parole di Dio" (Ap 17:17)

"Il cuore del re in mano all'Eterno è come i corsi d'acqua; lo dirige dovunque egli vuole" (Pr 21:1)

"Sihon, re di Heshbon, non ci volle lasciar passare nel suo territorio, perché l'Eterno, il tuo Dio, gli aveva indurito lo spirito e reso ostinato il cuore, per darlo nelle tue mani, come è appunto oggi" (Dt 2:29).

Con tutto questo non si vuole assolutamente dire che un solo apostolo avesse dato alle chiese un elenco di 27 libri, né che tutti i cristiani in tutti i luoghi della terra conoscessero tutti i 27 testi, né che tutti gli apostoli fossero al corrente di quali libri gli altri apostoli stavano scrivendo, magari a distanza di centinaia di chilometri. Per esempio mentre l'apostolo Tommaso predicava in India, non poteva certamente sapere della ispirazione divina del libro di 2Pietro scritto da Pietro nel 65 circa, tuttavia questo è del tutto irrilevante. Coloro che sapevano della ispirazione di 2Pietro erano le chiese a cui Pietro scrisse l'epistola e che successivamente informarono di questo le altre chiese locali.

Certamente Pietro essendo morto nel 66 circa non poteva sapere della ispirazione del libro di Apocalisse, dato che venne scritto nel 95 (ben trent'anni dopo la sua morte), tuttavia della ispirazione di Apocalisse ne era ben al corrente Giovanni che la scrisse e lo seppero tutte le sette chiese dell'Asia minore a cui la aveva inviata. Queste chiese erano Efeso, Smirne, Pergamo, Tiatiri, Filadelfia, Laodicea e da queste chiese il libro di Apocalisse raggiunse gradualmente tutte le altre, Roma inclusa. Essendo il testo apocalittico un libro così tardo, fu soggetto spesso a critiche ma infine l'evidenza storica della paternità giovannea dello scritto convinse tutto l'ecumene cristiano. Quando si parla di un insegnamento apostolico sui libri non si intende infatti un insegnamento unico, ma molti insegnament, 27 per l'esattezza, risalenti a diversi apostoli, legittimanti ognuno un libro differente.

Per esempio sappiamo che la lettera di Giacomo è opera dell'apostolo Giacomo, conduttore della chiesa di Gerusalemme e fratello di Gesù, ma per avere questa certezza proveniente a noi dalle chiese e proveniente alle chiese da Giacomo stesso non è affatto indispensabile che la avessero anche Paolo, Pietro, Giovanni nel primo secolo e neppure che sapessero della esistenza dell'epistola di Giacomo. Per essere certi della ispirazione di uno scritto apostolico è sufficiente che uno degli apostoli lo abbia imposto alle chiese, non è assolutamente necessario il consenso di tutti gli altri apostoli. Altrimenti come avrebbe potuto Giovanni imporre l'Apocalisse, il suo vangelo, le sue tre epistole quando tutti gli altri apostoli erano già morti da decenni? Il canone biblico è stato rivelato in modo progressivo: al tempo di Mosè erano Parola di Dio ispirata per i credenti soltanto i cinque libri da lui scritti, quando gli apostoli iniziarono a predicare erano Parola di Dio ispirata per i credenti soltanto i libri del primo patto, quando gli apostoli completarono la loro predicazione erano Parola di Dio ispirata per i credenti i libri del primo patto e quelli del nuovo patto. Man mano che Dio ispirava un libro nuovo, esso veniva riconosciuto come Parola di Dio dai credenti intorno all'apostolo che lo aveva scritto, sino all'ultimo libro ispirato che è stato l'Apocalisse, dove il canone è stato chiuso.

Consideriamo anche la cosa dalla prospettiva morale, gli apostoli erano persone vicinissime a Dio, puri, santificati e consacrati come pochissimi uomini sono stati dalla creazione del primo uomo ad oggi. Può essere davvero plausibile che essi abbiano permesso che qualcuno scrivesse dei testi a loro nome e che essi li abbiano approvati con questa menzogna scritta sopra? Erano persone che odiavano il peccato, sinceri testimoni di verità "Noi non siamo infatti come quei molti che falsificano la parola di Dio; ma parliamo mossi da sincerità, da parte di Dio, in presenza di Dio, in Cristo" (2Cor 9:17) e non vedo ragione di dubitare della loro onestà. Se poi ammettiamo che ci hanno mentito sulla paternità del nuovo testamento, perché dovrebbero averci detto il vero sulla risurrezione di Gesù? Infine se anche esistesse un ventottesimo libro con l'elenco dei primi 27 testi ispirati, come potremmo sapere che questo ventottesimo è ispirato? Sarebbe de tutto inutile averlo, perché sarebbero sollevate le stesse critiche.


Conclusione

La teoria modernista sul canone non sa spiegare come è stato scelto un canone sicuro quando nessuno, apostoli inclusi, lo conosceva sicuramente.

La giustificazione che è stato un processo di riconoscimento ad opera delle chiese non regge perché non ci dicono come le chiese hanno riconosciuto il canone, si cerca soltanto di spostare il problema senza risolverlo minimamente. Ci ricorda coloro che dicono che l'uomo è stato creato dagli alieni e che si rifiutano di dire chi ha creato gli alieni.

La giustificazione che il riconoscimento è stato fatto mediante la tradizione orale ammette implicitamente l'esistenza un insegnamento apostolico orale su quali libri erano opera loro.

La giustificazione che la tradizione orale non contenesse la conoscenza di quali libri erano stati dati dagli apostoli è ancora più incoerente, dato che se fosse così nessuno avrebbe potuto usare la tradizione orale per riconoscere il canone.

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1 commento:

  1. Sarebbe interessante sapere le fonti che sostengono il canone sia stato definito nei concilii di Ippona e Cartagine. Una lista completa venne formulata solo ai tempi della Riforma Protestante da Lutero, alla quale rispose il Concilio di Trento nel 1545 con il primo vero e proprio Canone Biblico. Prima di allora circolavano alcune liste ma nessuna si era spinta a dichiararsi canone vero e proprio. Consiglio la lettura di Bruce Metzger - The Canon of the New Testament, F.F. Bruce - The Canon of Scripture e Michael J Kruger - Canon Revisited, quest'ultimo, uno dei piu' autorevoli studiosi contemporanei riformati del canone biblico.

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